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Terminelli (Pd): "Orlando ha deluso e Cammarata ha scelto di non fare il sindaco"

Ninni Terminelli, 46 anni, presidente di Prospettiva Politica, il movimento culturale e politico che ha fondato a Palermo, ha aderito di recente al Partito democratico, dopo un periodo di un anno da indipendente. Ma pochi anni fa è anche stato segretario cittadino del PD, dei DS e consigliere comunale per tanti anni a Palermo. Attivista nella difesa dei diritti civili e umani e pacifista, ha iniziato il suo impegno politico fondando il Gruppo Primavera '90.

 

Terminelli, cominciamo dalle ultime notizie, Lei alcuni giorni fa ha riabbracciato il suo recente passato, è tornato nel Pd che tanto aveva contestato prima di lasciare e ha riallacciato un dialogo con il giovane emergente Fabrizio Ferrandelli. Perché ha rinunciato al suo essere un indipendente di sinistra e come è andata la storia di questo rientro?

"La mia scelta di prendere la tessera del PD non è un ritorno, ma un nuovo inizio. Non si tratta di una disquisizione dialettica, ma di una differenza sostanziale. Vedo, oggi, finalmente i margini nel Pd di una nuova fase costituente a cui sono pronto per dare il mio contributo. Nel mio nuovo inizio proporrò un modello di sinistra e di partito insieme con chi si riconoscerà in questi valori. Il dialogo con Ferrandelli o con chiunque altro fotografa questa fase. Il Pd ha vissuto di una divisione in aree e correnti, divenute linee di demarcazione e separazione. Ferrandelli ha scelto Renzi, io non sono renziano e non lo diventerò in questo congresso. In un partito normale, aperto e moderno chi sceglie posizioni diverse si confronta e non è nemico. Il pluralismo è una ricchezza, il correntismo con il filo spinato è un limite che indebolisce il Pd".

 

Quando era consigliere consigliere comunale più di una volta aveva polemizzato con Davide Faraone, col quale c’erano state non poche scintille, qualcosa sta cambiando?

"Faraone è una personalità del Pd. In un partito si discute anche aspramente, ma poi si deve tornare al confronto. Nel Pd parlerò con tutti, senza preclusioni sulla provenienza o sul passato. Sono pronto a confrontarmi con ogni area e leadership in modo costruttivo, senza posizioni precostituite. L'esperienza nel Pd mi ha insegnato questo. La politica è sempre guardare al futuro".

 

Lei è stato consigliere comunale nella prima fase di Orlando e poi durante la sindacatura Cammarata. Ci vuol dire la migliore e la peggiore cosa che ha fatto Orlando a quei tempi per la città e la migliore e la peggiore cosa che ha fatto Cammarata in 10 anni.

"Orlando fece in quegli anni atti importanti per la città come la riapertura del Teatro Massimo che scelgo. Il suo errore fu quello di non preparare una successione. Su Cammarata la risposta è semplice: la peggiore cosa che ha fatto è stata quella di non fare il Sindaco e questo credo che sia un fatto senza precedenti".

 

Lei ha sostenuto la candidatura a sindaco di Palermo di Fabrizio Ferrandelli, che prima ha perso al ballottaggio contro Orlando e poi ha avuto un successo enorme alle regionali.

"Io ero in corsa per le Primarie. Poi ho scelto di fare un accordo con Ferrandelli sulla base di un progetto generazionale che avevamo costruito in Consiglio Comunale, durante gli anni di opposizione alla Giunta Cammarata. Con il senno del poi non lo rifarei, perché credo che sarebbe stato giusto andare fino in fondo per rappresentare un pezzo di città che chiedeva anche un'altra visione, ma le Primarie più che rivolgersi a  Palermo, divennero l'ennesima guerra tra le correnti del Pd. Poi Ferrandelli ha indubbiamente ottenuto un grande risultato alle Regionali, soprattutto a Palermo, dove è stato il più votato nel Pd".

 

Senta, come giudica questa Palermo di Orlando? Restano troppi i nodi irrisolti, Amia, Gesip, finanze comunali a secco e chi più ne ha più ne metta.

"Ad un anno dalla sua elezione Orlando ha certamente deluso. E' difficile l'eredità raccolta, ma pochi i segnali di ripresa e debole la compagine di governo, a parte poche individualità. Credo che i cittadini si aspettassero un cambiamento che al momento non si intravede e che il Sindaco abbia scelto un isolamento che lo indebolisce. Fino a questo momento siamo di fronte ad una occasione certamente sprecata".

 

Lei vanta una lunga esperienza in Consiglio comunale, non ci pare che in quasi un anno di attività Sala delle Lapidi abbia particolarmente brillato.

"Rispondere a questa domanda rischia di fare apparire l'ex consigliere acido, ma correrò il rischio. Poche  volte leggo sui giornali notizie dal Consiglio Comunale e credo che questa constatazione dica tutto. Mi sembra un Consiglio Comunale debole e quasi dal pensiero unico".

 

Qual è il suo giudizio sulla legge elettorale che ha portato la lista del Sindaco ad avere una maggioranza bulgara a Palazzo delle Aquile?

"Una norma iniqua e antidemocratica, nazionale e in vigore dal 1997. A Palermo, dove non si era mai tenuto un ballottaggio, di fatto la si sconosceva, tranne i più attenti osservatori. I più votati fuori dal consiglio, i meno votati consiglieri e una lista al dieci per cento con il sessanta per cento dei seggi. Credo che si tratti di una vera e propria negazione della democrazia. Fermo restando, a prescindere dalla legge, che il Pd commise sul piano politico gravi errori".

 

Negli ultimi anni a Palermo sono sorti come funghi decine e decine di centri commerciali che di conseguenza hanno messo all’angolo il commercio tradizionale, qual è il suo pensiero a proposito?

"Credo che Palermo non debba più permettere nuovi centri commerciali. E il recente voto in tal senso del Consiglio Comunale è un grave errore. La crisi economica che investe la città ci racconta un commercio in ginocchio e tante attività al collasso. Trovo fondamentale e urgente l'individuazione di politiche a sostegno del commercio, altro che nuovi centri commerciali!".

 

Come giudica questi mesi di Crocetta presidente della Regione?

"Un operato con luci e ombre. Sicuramente Crocetta ha scelto l'innovazione e la destrutturazione di un sistema politico e istituzionale e in questo senso ha operato in modo spesso coraggioso. Dall'altro lato il suo comportamento sembra risentire di una spasmodica ricerca dell'immagine a tutti i costi e degli annunci ad effetto, inoltre una iniziale scelta di procedere in autonomia dai partiti si è andata trasformando in separatezza e  contrapposizione agli stessi, inclusi quelli della sua maggioranza, fino a diventare un limite nella sua azione di governo".

 

Come vorrebbe che fosse il Pd sia a livello nazionale che quello siciliano, tra qualche mese ci sarà il congresso regionale. Chi è il suo candidato segretario?

"Il Pd deve essere un partito capace di rappresentare una sinistra moderna. Deve aderire al Partito del Socialismo Europeo e vivere una nuova fase costituente. Voterò per il candidato segretario nazionale che proporrà un Pd di sinistra. Per queste ragioni, sto seguendo con interesse le posizioni che sta esprimendo Pippo Civati. In Sicilia il quadro è ancora in fase di evoluzione e posso dire che varrà lo stesso principio. Voterò il candidato segretario che proporrà un Pd di sinistra in Sicilia". 

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