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Lacrime di donne, quando parlano le vittime

Può capitare a chiunque ” 

Si apre così il dibattito sul Femminicido, che si è svolto a Matera sabato 30 novembre. Un incontro intitolato “Lacrime di donne” .


A parlare è una vittima di violenze e stalking, Giusy:

“ Avevo denunciato tante volte e altrettante volte avevo poi, però, ritirato le denunce, perché io l'amavo, ed ho continuato ad amarlo anche dopo che è stato arrestato. Avrei voluto esistesse un bottone, un bottone da spingere per smettere di amarlo”


Giusy finalmente, dopo anni di violenze subite, ha avuto giustizia, vedendo condannato il suo aggressore, anche grazie ad una donna, un' amica che non l'ha mollata un attimo, che ha avuto il coraggio di testimoniare. 
E' un fiume in piena Giusy, con il desiderio oggi di assolvere al sua “dharma”, la sua missione di vita spiega: aiutare chi non ce la sta facendo, chi ha bisogno di una mano da afferrare per tirarsi fuori, perché salvarsi non solo si può, si deve.
Le chiedo come abbia fatto intanto lei ad uscire dalla morsa del femminicidio, chi l'abbia aiutata: “Non ho avuto nessun tipo d'aiuto, nessuna testimonianza, mentre in molti vedevano e sapevano, nessuno parlava, nessuno accettava di aiutarmi, perché avevano paura, o peggio ancora perché non volevano 'scocciature'. Vedevo tanta gente, tra amici e conoscenti, davanti alla televisione – continua Giusy - che s'indignava, poi discutevano sul femminicidio, criticando la violenza sulle donne, ma quando è il momento i fatti non ci sono.” In effetti l'individuo di sesso maschile, che aveva l'abitudine di picchiare minacciare e perseguitare Giusy, aveva diversi amici anche tra le forze dell'ordine. “
Ognuno pensa ai fatti suoi, hanno paura di andare in Tribunale, di mettersi in mezzo, come si dice dalle mie parti, per esempio io tante volte ho subito violenze fisiche in pubblico, ma niente, tutto accadeva nell'indifferenza completa, nessuno si fermava, questa è la realtà. "


Giusy dove e quando accadeva tutto ciò ?

A Salerno, per anni fino al 2013. Ma forse questa è una realtà che ci accomuna, nella mia città vigeva il motto “ fatti i fatti tuoi, non ti mettere in mezzo, non passare un guaio”.


Sì, conosco il motto.


"Eppure io mi sono sempre chiesta, come possono dei signori che potrebbero essere dei padri di famiglia a non intervenire vedendo una donna, che potrebbe essergli moglie o figlia, a non intervenire vedendola vittima di abusi o maltrattamenti. Naturalmente intervenire può essere un rischio, ma sarebbe un sintomo di civiltà, invece siamo indietro, addirittura si sente ancora la frase pazzesca: ma tu che hai fatto ? Qual'è stata la causa di tanta violenza?


E tu che rispondevi?

Stavo ancora più male, mi sentivo in colpa, fino a vergognarmi di esistere; poi attraverso il percorso di cui parlo nel libro ho capito che la violenza non ha causa, e ha mille cause, cioè voglio dire che gli inneschi possono essere miliardi, un'incomprensione, una cattiva dormita, un bicchiere di troppo, qualsiasi altro futile motivo, ma il reato della violenza non ha causa e consentimi di dire che non ha giustificazione neanche nella malattia mentale, la violenza non ha giustificazione”

Nel giugno del 2013 avvene la ratifica italiana della Convenzione del Consiglio d'Europa (Convenzione di Istanbul del 2011 firmata da ventinove Stati: tra cui l'Italia), per cui anche nel nostro Paese dal 2013 può essere disposto il fermo immediato del soggetto violento in flagranza di reato. La legge antistalking, in vigore dal 2009, fino al 2013 non prevedeva il rinvio a giudizio d'ufficio, cioè il procedimento prima di quella data non poteva perseguire d'ufficio lo stalker a prescindere dalle intimidazioni che spesso sfociavano in ripensamenti e ritiro delle querele da parte delle vittime. Oggi non è più così. La denuncia è irrevocabile (come per i reati di molestie, art. 660 cp e stupro art 609 bis) e il reato di atti persecutori è incluso tra quelli ad arresto obbligatorio. 

Giusy tu hai denunciato più volte sia prima del 2013, quando la querela poteva essere ritirata, che dopo. Come hai vissuto la condizione di vittima ?


“In quel microcosmo io caddi. Caddi a terra - continua Giusy - e non riuscivo più a rialzarmi. Ad un certo punto mentre ero avvilita e schiacciata dalla solitudine, come si suol dire veramente al tappeto, ho sentito un' energia dentro di me: o mi rialzavo o morivo, mi aggrappai alla fede, la stessa fede che avevo perso, e da allora ho capito che gli angeli esistono”

Doveredicronaca
Assunta Di Vito
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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