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Epifani: «No a congresso Pdcome gara tra aspiranti segretari» - Quale PD - l'Unità

Epifani: «No a congresso Pdcome gara tra aspiranti segretari» - Quale PD - l'Unità

21 giugno 2013

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Il congresso del Partito democratico non deve partire da una gara tra aspiranti segretari, ma dal basso, dai circoli. Lo ha detto il segretario Guglielmo Epifani alla 'Costituente delle idee', seminario organizzato da Cesare Damiano: «Se ci dividiamo solo sul 'chi' è il peggior servizio possibile all'idea che abbiamo del ruolo del Pd. Questa volta il congresso deve partire dal basso, dai circoli, in un processo democratico che deve rafforzare quella identità politica che si chiama Pd. Su questo non intendo retrocedere di un centimetro. Dobbiamo riannodare i fili dell'identità politica e culturale del partito».

EPIFANI: PRIMARIE FONDAMENTALI, MA SONO STRUMENTO NON UN FINE
Le primarie sono «fondamentali» per il Pd, purché restino uno «strumento» e non diventino un «fine» e a patto che non si prescinda dal «senso di appartenenza», ha detto ancora il leader dei Democratici. «Il problema della contendibilità, o se volete dell'uso delle primarie, è fondamentale ma a una condizione: che resti uno strumento, non diventi un fine. Se il senso di appartenenza si allenta, la contendibilità diventa un fattore di disgregazione». Epifani ha quindi elogiato il «pluralismo» del Pd, avvertendo però: «Il pluralismo è una ricchezza straordinaria, quando vuoi essere il più identitario di tutti ti ritrovi da solo. Dobbiamo essere un partito leggero, ma un partito. In un partito si sta con il dovere di far parte di una comunità, che ha delle regole. Devi avere organismi in cui discuti che siano degni di questo nome, senza organismi ristretti veri dove si prendono le decisioni?».

EPIFANI, ITALIA IN PRIGIONE. TEMO DA UE SOLO PICCOLI PASSI
L'Italia da sola non può uscire dalla crisi, ma neppure l'Unione europea sembra in condizione di trovare una soluzione, ha sottolineato Epifani che ha detto di non attendersi grandi svolte neppure al consiglio europeo della prossima settimana. «È come se fossimo in una prigione, ci sentiamo legati e non riusciamo a dare risposte. Siamo costretti ad aspettare che qualcuno, che l'Unione europea ci dia spazio, se non ce lo dà vuol dire che le chiavi non le abbiamo noi o non le abbiamo solo noi».

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