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Carmassi: il Paese ha smesso di investire sulle future generazioni

Carmassi: il Paese ha smesso di investire sulle future generazioni

Povertà, salute, dipendenze: "L'aiuto ai minori arriva quando è già emergenza" 

Rapporto del Gruppo Crc sul monitoraggio della Convenzione Onu. E' preoccupante il quadro dell'infanzia in Italia: dai tempi biblici per le decisioni dell’autorità giudiziaria minorile ai fenomeni in preoccupante ascesa come il gioco d'azzardo

 ROMA - Tempi biblici per le decisioni dell’autorità giudiziaria minorile, mancanza di dati su minori che vivono fuori dalla famiglia e di quelli adottabili. Servizi all’infanzia distribuiti a macchia di leopardo sul territorio nazionale, interventi tardivi e fenomeni in preoccupante ascesa come la pedopornografia e le dipendenze comportamentali, tra cui quella da gioco d’azzardo. Sono questi i dati preoccupanti sulla condizione dei minori nel nostro paese, messi in luce dal sesto rapporto Crc sul monitoraggio della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, presentato oggi a Roma. 

Interventi tardivi: l’aiuto ai minori arriva quando è già emergenza. Nel rapporto si sottolinea come, a causa dei tagli nei servizi e della progressiva riduzione degli interventi di prevenzione, si arrivi spesso a interventi tardivi, spesso emergenziali e “segnati da grave disagio socio-relazionale, la cui presa in carico avviene quasi esclusivamente a seguito di un provvedimento del Tribunale per i Minorenni”. Il gruppo Crc mette anche in luce la situazione di abbandono istituzionale che attualmente coinvolge i ragazzi e ragazze neomaggiorenni in affidamento familiare o in comunità di accoglienza. Sotto accusa anche i tempi eccessivamente lunghi dell’Autorità giudiziaria minorile nell’assunzione delle decisioni e dei provvedimenti a tutela del minorenne, la mancanza di dati sui minori fuori famiglia (sui quali sono periodicamente diffuse solo delle stime), oltre alla mancata diffusione dei dati sui minori adottabili, nonostante la formale creazione della banca dati e delle coppie disponibili all’adozione con provvedimento del Capo Dipartimento per la Giustizia Minorile del 15 febbraio 2013 (in applicazione della Legge 149/2001 art.40). In particolare i numeri delle adozioni, sono aggiornati al 2011 e non forniscono indicazioni sulle caratteristiche del minore e su eventuali disabilità. Mentre quelli sui bambini affidati (14.528 minori) sono basati solo su mere stime. Altro tema evidenziato è quello dei bambini che accedono al carcere per incontrare il proprio genitore: circa 100 mila in un anno, con una popolazione detenuta che supera le 65 mila unità. “Tale situazione solleva chiaramente dei problemi che richiedono adeguate soluzioni rispetto ai diritti di questi bambini –si legge nel rapporto - che rappresentano un gruppo vulnerabile particolarmente a rischio di disagio sociale; è necessario fare in modo che vengano adottati tutti gli strumenti di inclusione perché non vengano stigmatizzati a causa della loro condizione”. 

Bambini poveri in Italia. In Italia è a rischio povertà un bambino su tre, contro il 28,4 per cento degli adulti e il 24,2 dei più anziani. Un dato che supera la media europea (27 per cento).  A rilanciare dati, già noti, e la preoccupazione per la sorte dei minori in Italia è il Gruppo Crc (Gruppo di lavoro sui diritti dell’Infanzia e l’adolescenza), che raccoglie 82 associazioni e organizzazioni non profit ha presentato oggi a Roma il sesto rapporto sul monitoraggio della Convenzione Onu sui diritti dei minori in Italia. Sono 2 milioni 782 mila le famiglie in condizione di povertà relativa per un totale di 8 milioni 173 mila di individui poveri, il 13,6 per cento dell’intera popolazione. La povertà continua a risultare più diffusa nel Sud Italia, tra le famiglie più ampie, in particolare con tre o più figli, soprattutto se minorenni.

Troppi parti cesarei. Nella fascia da uno a 14 anni la prima causa di morte sono i traumi. Nel rapporto si mette anche in evidenza che in Italia si effettuano troppi parti cesarei. Anche se i dati risalgono al 2009, si segnala che più di un quarto dei parti avviene chirurgicamente, nello specifico il 38 per cento: il 23,6 per cento in Toscana, il 52 per cento in Sicilia e il 59,6 per cento in Campania. Percentuali superiori rispetto alla media europea (26,8%) e alla soglia del 15% che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) garantisce il massimo beneficio complessivo per la madre e il bambino. Per quanto riguarda la mortalità nella fascia d’età 1-14 anni, la prima causa di morte è rappresentata da traumatismi e avvelenamenti (23,3%), mentre in quella 10-14 anni dai tumori (32,1%). Gli incidenti sono, invece, la seconda causa di morte per bambini fino ai 14 anni, e la prima in assoluto nella fascia 15-34: i più gravi sono quelli stradali. “Il diritto dei bambini a crescere e vivere in un ambiente salubre potrebbe essere garantito riducendo il traffico automobilistico urbano –si legge - l’inquinamento atmosferico outdoor e indoor (soprattutto negli edifici scolastici) e l’esposizione ad agenti chimici e fisici nocivi”. Altro aspetto importante è quello della povertà di cui il 32,3% dei minori è a rischio, contro il 28,4% degli adulti e il 24,2% dei più anziani.

Gioco d’azzardo e pedopornografia in preoccupante ascesa. Il rapporto lancia l’allarme sull’aumento delle cosiddette dipendenze comportamentali, tra cui quella da gioco d’azzardo. “Si stima che l’impennata dell’offerta di gioco d’azzardo nel corso del primo decennio del 2000, avvenuta in un regime di progressiva deregulation rispetto alla norma del codice penale che pur lo vieta espressamente, e che ha portato un fatturato complessivo del settore di 70 miliardi, di cui 9 all’erario dello Stato, abbia indotto dipendenza in almeno il 2% dei giocatori tra cui alcune migliaia di minorenni”, si legge. Altro fenomeno preoccupante è quello della pedopornografia su Internet. “In alcuni casi come testimoniano le immagini presenti in rete, gli adolescenti utilizzano ampiamente le immagini, le producono o partecipano in modo attivo alla loro produzione, sia tra di loro che con la partecipazione di soggetti adulti –continua il rapporto - E’ indubbio che tra questi ultimi possono celarsi anche potenziali abusanti, interessati non solamente allo scambio di materiale, ma anche alla ricerca di contatto diretto con bambini e adolescenti”. Si chiede pertanto l’acquisizione di competenze digitali adeguate, uno strumento di prevenzione essenziale, che l’Agenda Digitale Italiana e la corrispondente Agenzia in carico della sua applicazione, dovrebbero considerare come una delle priorità, in linea con quanto avviene in sede europea, sottolineando il ruolo fondamentale svolto della scuola. “E’ importante, inoltre, investire sulla formazione degli operatori socio-sanitari, degli educatori, degli insegnanti, per introdurre nei programmi di formazione e aggiornamento elementi che consentano di conoscere meglio questi fenomeni e le loro implicazioni, sia in termini preventivi che di presa in carico delle vittime”.

Servizi carenti e scuole non in regola. Per quanto riguarda i servizi all’infanzia “è  preoccupante rilevare che siano distribuiti in modo assai diverso sul territorio: si registra l’esistenza di una vera e propria questione meridionale” sottolinea il gruppo Crc. Mentre nel Centro-Nord solo in Veneto la copertura è inferiore alla media nazionale, tutte le Regioni del Sud e la Sicilia registrano percentuali molto inferiori. Secondo il rapporto in fatto di scuola i diritti dei bambini sono ulteriormente minacciati in molti comuni dalla richiesta alle famiglie di una maggiore compartecipazione alla spesa del servizio, che, a fronte delle attuali difficoltà economiche, causa una diminuzione delle iscrizioni.Per quanto riguarda l’edilizia scolastica, la situazione “permane estremamente grave rispetto agli anni precedenti: i dati nazionali pubblicati dal Miur evidenziano una situazione per nulla tranquillizzante: gli istituti scolastici in regola per quanto riguarda la certificazione di agibilità statica sarebbero il 44,2%, quelli in possesso della certificazione di agibilità igienico sanitaria il 35,4%, e quelli con la certificazione di prevenzione incendi il 28,8% del totale”.  

Rapporto indipendente del Gruppo Crc sul monitoraggio della Convenzione Onu. ''Non esistono politiche integrate e coerenti per l’infanzia e l’adolescenza, ma solo filiere indipendenti''. Sistema di welfare ''in default''

ROMA – Difficoltà cronica di mettere a sistema le politiche per l’infanzia e l’adolescenza, risorse per i servizi in costante diminuzione, mancata approvazione dei livelli essenziali di assistenza sociale previsti dalla legge 328/ 2000. È una fotografia in negativo sui diritti dell’infanzia quella scattata dal gruppo Crc (gruppo di lavoro sui diritti dell’Infanzia e l’adolescenza), che ha presentato oggi a Roma il sesto rapporto sul monitoraggio della Convenzione Onu sui diritti dei minori in Italia. Nel rapporto si parla del “default del sistema di welfare italiano”, legato in parte all’attuale architettura istituzionale e alla coesistenza delle politiche sociali all’interno di un Ministero del Lavoro “che nei fatti, porta avanti istanze più sul lavoro che sul welfare”, ma anche allo “spezzettamento delle funzioni legate all’infanzia con ministeri senza portafoglio e all’assenza di processi di coordinamento sulle misure per le persone di minore età”.  

“Non esistono politiche integrate e coerenti per l’infanzia e l’adolescenza, ma solo filiere indipendenti, che agiscono secondo logiche distinte, che casualmente, ad uno o un altro livello dello Stato, si incontrano e/o agiscono e danno luogo a questa o quella serie di interventi; senza programmazione, senza controllo, senza verifica complessiva – sottolinea il gruppo Crc - Riteniamo che questa grave situazione debba essere attentamente monitorata, senza ulteriori dilazioni da parte delle istituzioni”. In particolare il gruppo Crc, di cui fanno parte 82 associazioni e organizzazioni non profit, chiede al Governo e alla Conferenza delle Regioni, in collaborazione con il Garante nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, la definizione urgente dei “Livelli essenziali di prestazioni concernenti i diritti civili e sociali”, connessi esplicitamente ai diritti sanciti nella Convenzione. Di non disperdere in diversi ministeri e dipartimenti le competenze politiche che riguardano i minori e di creare le condizioni per non rendere secondaria l’azione ministeriale sul welfare rispetto al lavoro.  “Tutto il sistema pensato per garantire un welfare a misura di bambino nel nostro Paese risulta fortemente compromesso –denuncia ancora il rapporto - il biennale Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, continua ad essere adottato in maniera discontinua. L’ultimo Piano 2010-2011, non è stato finanziato e ci sono state gravi difficoltà nella sua attuazione, come emerge dal monitoraggio effettuato dall’Osservatorio Nazionale Infanzia, che costituisce una base indispensabile per la stesura del nuovo Piano. Ad oggi non vi è né un Piano né un Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza per elaborare il nuovo”. Il gruppo chiede anche la ricostituzione dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia dell’adolescenza, che ha concluso il suo mandato a novembre 2012 e non è stato rinominato. “La mancata approvazione dei livelli essenziali di assistenza sociale previsto dalla legge 328/2000, al fine di garantire per i servizi un quadro di standard comuni, costituisce un’area di vulnerabilità del sistema –continua il report -aggravata dal progressivo intervento in autonomia da parte delle Regioni”.

L’unica nota positiva in tema di diritti per i minori è, secondo il gruppo Crc, l’operatività dell’autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, nominato per la prima volta nel 2012. Al Garante il gruppo chiede di monitorare l’impatto sui minori dei tagli alle politiche sociali. A livello regionale, il rapporto sottolinea che solo la Valle D’Aosta non ha legiferato in materia di infanzia e adolescenza, mentre sono attivi otto garanti regionali, a cui si aggiungono i due delle province autonome di Trento e Bolzano.

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