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Finanziamento partiti, rottura Pd-Pdl. Salta accordo su emendamenti al ddl

Finanziamento partiti, rottura Pd-Pdl. Salta accordo su emendamenti al ddl
ROMA -  Rottura nella maggioranza sul ddl per abolire il finanziamento pubblico ai partiti. Pd e Pdl non riescono a trovare l'accordo in commissione  Affari Costituzionali alla Camera sugli emendamenti alla proposta di legge. Che torna in aula - dove è calendarizzata per domani alle 16 - con un testo 'non finito'. Il nodo più spinoso è quello del tetto alle donazioni dei privati che il Partito democratico, con un suo emendamento, chiede sia di 100 mila euro. Gli altri punti in discussione sono la depenalizzazione, presentata dal Pdl, per il finanziamento illecito e la cosiddetta norma 'salva Forza Italia' sull'accesso ai contributi da parte dei partiti che non si siano presentati alle ultime politiche

"Non c'è l'accordo", certifica nella seduta pomeridiana il relatore Emanuele Fiano (Pd). Mentre Mariastella Gelmini denuncia che il Pd "sta violando l'accordo che era stato fatto in consiglio dei ministri. "Noi pensiamo- sottolinea l'esponente Pdl- che disincentivare il finanziamento dai privati mentre si abolisce il finanziamento pubblico non è logico. Chiediamo al Pd di rivedere la sua posizione".

A formalizzare le divergenze è il presidente della Commissione, Francesco Paolo Sisto, che a causa del dissenso all'interno della maggioranza ha preso atto dell'impossibilità di concludere l'esame del ddl in commissione. A causa dello stallo il testo sarà inviato in aula 'non finito': con le modifiche già apportate, ma senza completare il voto sugli emendamenti, tra cui quello sul tetto alle donazioni, che si considerano quindi respinti e potranno essere ripresentati.

Protesta Andrea Mazziotti (Scelta Civica): "Non si è trovato un accordo perché il Pdl insiste sul rifiuto di inserire un tetto alle donazioni private ai partiti e chiede di depenalizzare le violazioni delle regole sul finanziamento pubblico. Sono posizioni inaccettabili". Fermi anche i democratici. "Il Pd si batte per fissare un tetto al finanziamento ai partiti affinché non si trasformino  in semplici comitati elettorali, a disposizione del potente di turno", afferma il responsabile Giustizia, Danilo Leva.

Polemiche per il decreto sulle fondazioni culturali. L'aula del Senato ha intanto
approvato l'emendamento presentato dal relatore del decreto Cultura, Andrea Marcucci (Pd), che stanzia 1,3 milioni di euro in favore di 103 fondazioni culturali tra cui anche la fondazione Sturzo, l'Istituto Gramsci e la Fondazione Bettino Craxi. Un emendamento, passato con i voti della maggioranza, duramente contestato dal M5S. In particolare lo scontro si è

acceso sulla fondazione Craxi. Barbara Lezzi, senatrice M5s, ha preso la parola contro il finanziamento ad una fondazione "presieduta dalla figlia di un latitante". Subito è arrivata la replica di Lucio Barani, socialista 'storico', che è nel gruppo Gal e si distingue per un garofano rosso sempre all'occhiello: "Non si può permettere che dia del latitante - dice rivolto al presidente d'aula, Maurizio Gasparri - a un leader morto in esilio per il suo Paese.

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