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La Consulta, il Quirinale e la trattativa Stato Mafia
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- Pubblicato Sabato, 22 Dicembre 2012 13:06
Dicembre 2012 - La Corte costituzionale italiana presieduta dal giudice Alfonso Quaranta stabilisce la sussistenza del conflitto di attribuzione in merito all'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, come richiesto dal presidente Giorgio Napolitano. La Consulta quindi, al termine di quattro ore di camera di consiglio, decide che la procura siciliana deve distruggere, e quindi non utilizzare mai e per nessun motivo, le intercettazioni che vedono coinvolto il Quirinale tramite Nicola Mancino, al quale toccò il Ministero dell'Interno poche settimane dopo la strage di Capaci e tre settimane prima della strage di via D'Amelio a Palermo.
Il telefono sotto controllo era, infatti, quello dell'ex ministro Mancino; stavolta, però, non come per altre intercettazioni in cui la presidenza della Repubblica era già capitata casualmente in telefonate al vaglio degli inquirenti nell'ambito di contesti altrettanto "legali" (dove nulla di rilevante emergeva), tutti i contenuti dovranno essere distrutti. I risultati delle intercettazioni non potranno dunque essere utilizzati perché le stesse, secondo la sentenza, sarebbero state "abusivamente" eseguite all'infuori dei casi consentiti dalla legge. Perché? Come è stata motivata questa controversa sentenza proprio durante l'inchiesta sulla trattativa dello Stato con la mafia? No, questo non è dato saperlo. Ufficialmente lo sapremo con il deposito delle motivazioni, a gennaio; intanto però, la Pubblica Indignazione italiana per la verità insabbiata risulta già essere stata depositata.