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Pd come l’M5S? Giovane siciliana a rischio espulsione?

«Il Grande fratello? È sicuramente più serio nelle espulsioni». Che si parli di talebani, o di dissidenti, conta poco. Quando si tratta di commentare le vicende in casa del Movimento cinque stelle, neanche Matteo Renzi si tira indietro. Eppure, basterebbe che il sindaco di Firenze si fermasse agli iscritti del Pd per trovare qualche analogia con i casi Gàmbaro e Mastrangeli. Se scendesse per l’occasione giù fino a Ragusa, in Sicilia, si accorgerebbe infatti del caso Spata.

Trentadue anni, una vita dentro al Pd, Valentina Spata è stata messa alla porta dal suo partito per aver dichiarato apertamente il suo voto al candidato sindaco di Ragusa del M5s Federico Piccitto (poi eletto), anziché per Giovanni Cosentino, candidato del Partito democratico. «Ho votato Piccitto perché era il candidato più a sinistra, e il mio partito non può cacciarmi per questo», dice Spada a Linkiesta.

LEGGI ANCHE: Ragusa, ex comunisti ed ex fascisti stanno col grillino[1]Eppure non sarebbe successo nulla se avesse votato il candidato del suo partito. 
Non potevo fare altro che schierarmi contro la scelta di una parte sola del Pd. Sulla designazione del candidato a sindaco non c’è stata discussione. Non può decidere solo un terzo dei delegati, ma lo deve fare il 60 per cento. E forse il partito si è dimenticato di aver fatto l’opposizione per 8 anni all’ex sindaco di Ragusa Nello Di Pasquale (ex Forza Italia, ndr), che aveva come vicesindaco proprio Giovanni Cosentino, oggi candidato dal Pd.

Con quale motivazione ufficiale è stata espulsa?
Il segretario regionale del Pd Enzo Napoli, su Facebook, mi ha detto di considerarmi decaduta da iscritta, perché ho dichiarato pubblicamente di votare per il candidato sindaco del Movimento cinque stelle. Ma non mi possono espellere così, è necessario che si riunisca appositamente la Commissione di garanzia del partito a livello regionale. E se mi arrivasse una notifica scritta dell’espulsione prima della riunione, i miei legali sono già pronti a fare ricorso.

Si può restare in un partito di cui non si condividono i candidati che esprime?
Sono dell’avviso che nel momento in cui il Pd scrive le norme del suo statuto, poi deve anche farle rispettare. Se il partito avesse discusso la candidatura di Giovanni Cosentino all’interno degli organismi preposti, mi sarei adeguata in quanto minoranza, e avrei rispettato la maggioranza del 60 per cento. Invece questo non è successo, e a decidere il candidato a sindaco di Ragusa del Partito democratico sono stati in pochi, così abbiamo subito denunciato tutte le scorrettezze.

Resterà iscritta al Pd, oppure andrà altrove?
Non intendo assolutamente lasciare il mio partito, e resterò nel Pd per portare avanti la mia battaglia. Sono iscritta fin dal primo giorno nel 2007, quando al Lingotto di Torino nacque il Partito democratico, e a Ragusa sono stata io a fondare il primo circolo del Pd. Inoltre, sono la referente regionale della corrente di Civati. Sosterrò la sua candidatura alla segreteria, e infatti proprio oggi abbiamo cominciato a organizzare i primi incontri a livello locale.

Ha sentito qualcuno dei dirigenti e dei parlamentari del Pd?
Pippo Civati ha raccontato la mia vicenda sul suo blog due ore dopo la mia mail, facendomi sentire per la prima volta a casa, nel mio partito. Ma anche Marianna Madia mi è stata molto vicina, mentre Epifani non ci ha voluti sentire. È venuto in Sicilia per sostenere i candidati del centrosinistra, ma avrebbero dovuto dirgli che a Ragusa avrebbe sostenuto il centrodestra.

Si poteva fare altrimenti? Il Movimento cinque stelle non sottoscrive alleanze.
Vero, ma a Ragusa il M5s ha firmato un accordo scritto con due candidati a sindaco di sinistra, che si erano presentati sostenuti da liste civiche e non dal Pd. Il sindaco eletto del M5s ancora oggi gira con i due ex candidati, che potrebbero entrare anche in giunta. Laddove c’è buona politica, c’è spazio anche per una maggiore flessibilità da parte del M5s. E sono convinta che, tornando indietro, Grillo farebbe l’accordo con Bersani. La gente li ha puniti per questo.

Anche Beppe Grillo ha i suoi problemi con dissidenti ed espulsi.
Ma il mio caso non è assolutamente paragonabile a quelli del M5s. Nel Pd ci sono meccanismi consolidati, nonostante casi singolari come il mio, e l’espulsione viene deliberata da un comitato di garanzia. Non si può delegare la decisione agli iscritti di un blog, quella non è una commissione di garanzia. Nel Pd ci sono avvocati in commissione che applicano le regole dello statuto, mentre nel M5s non esiste una procedura democratica, e votano sul web solo dopo che Grillo ha proposto l’espulsione. 

Ci sono stati casi simili al suo nel Pd?
Ci sono molti iscritti nella mia situazione, sia a livello nazionale che locale. Non esiste solo il caso Spada, ma tanti non denunciano le loro situazioni come ho fatto io. A Catania, per esempio, so di un gruppo del Pd che si è candidato con una lista civica contro il Pd. Io non mi sono neanche candidata, ma ricevo tante mail di casi di allontanamento dal Pd, da quando ne ho parlato pubblicamente. In questa storia c’è una sola certezza: la dirigenza non può più decidere senza ascoltare la base.

TWITTER: @nicoladituri[2]

La precisazione di Enzo Napoli su Facebook
 

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