Pd, scontro sulle primarie, ma per cambiare lo statuto quorum altissimi
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- Pubblicato Mercoledì, 19 Giugno 2013 18:04
Don't touch. Sembra essere questa la parola d'ordine di Matteo Renzi[3] sulle regole delle primarie per eleggere il segretario del Pd. Regole alle quali subordina la sua discesa in campo per la leadership dei democratici. «Se il Pd pensa solo a non fare partecipare alle primarie le persone, se l'obiettivo è "come ti frego il candidato", io ho una buona notizia per loro: se vogliono fare le regole loro io sto a Firenze tranquillo», ha ribadito con la consueta chiarezza il sindaco di Firenze intervenendo ad Agorà su Rai3. Poi l'avvertimento al segretario Guglielmo Epifani[4]: «Io vorrei che Epifani non cambiasse le regole. Quando dice: dobbiamo scrivere le regole. No: dovete non toccare le regole».
Le regole del Pd: primarie aperte agli elettori
Eccole, le regole per le primarie scritte a chiare lettere nello statuto: all'elezione del segretario sono ammessi tutti gli elettori e le elettrici che al momento del voto «devolvano un contributo di entità contenuta» e «dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del partito, di sostenerlo alle elezioni, e accettino di essere registrate nell'Albo pubblico delle elettrici e degli elettori» (articolo 2 e 9, comma 8). L'impianto statutario – scritto dai costituzionalisti veltroniani Stefano Ceccanti e Salvatore Vassallo – prevede una doppia intensità di partecipazione alla vita del partito già nel primo articolo: «Il partito democratico è un partito federale costituito da elettori e iscritti.». E il ruolo degli elettori è precisato con chiarezza all'articolo 2: «Il partito democratico affida alla partecipazione di tutte le sue elettrici e di tutti i suoi elettori le decisioni fondamentali che riguardano l'indirizzo politico, l'elezione delle più importanti cariche interne, la scelta delle candidature per le principali carice istituzionali».
Statuto «rigido»: quorum altissimi per modificarlo
Per riservare la scelta del segretario ai soli iscritti, come propone ad esempio Pier Luigi Bersani[7] nel caso in cui si decida di separare le figure di segretario e candidato premier ora unite nello statuto, dovrebbero essere cambiati dunque almeno 3 articoli dello statuto del Pd. Non si tratta solo di concezione del partito, c'è una pura questione numerica: per i cambiamenti dello statuto è prevista una procedura simile a quella dell'articolo 138 della Costituzione. Ossia approvazione a maggioranza assoluta dei componenti dell'assemblea con possibilità di referendum se non c'è la maggioranza dei due terzi (articolo 42). Val la pena ricordare che l'elezione a segretario di Epifani è avvenuta a maggioranza assoluta dei componenti, e non con i due terzi, nonostante fosse l'unico candidato. Per il semplice fatto che degli oltre mille componenti dell'assemblea eletta nel 2009 molti si sono allontanati dal partito, e radunarne 600-700 è ogni volta già un gran successo. Le modifiche allo statuto di cui si parla, compresa quella che vuole separare le due cariche di segretario e candidato premier, hanno dunque possibilità di passare solo se c'è sostanziale unanimità.
Il nodo della coincidenza segretario - candidato premier
Anche per questo Epifani parla sempre di primarie «aperte» e dal suo staff ripetono che le regole resteranno quelle scritte nello statuto e già utilizzate nel 2009: si versa una quota (5 euro stavolta), ci si iscrive all'albo degli elettori e delle elettrici e si vota. Stop. Sulla linea delle primarie aperte sono schierati anche Enrico Letta[8] (anche se il premier vuole mantenersi neutrale sullo scontro congressuale), Walter Veltroni[9], e anche se con perplessità e distinguo Massimo D'Alema[10] e Dario Franceschini. E se le primarie saranno davvero aperte, sull'altra questione che gli sta a cuore – ossia la coincidenza delle figure di segretario e di candidato premier – Renzi può anche soprassedere. «Se il segretario verrà eletto da milioni di elettori va da sé che sarà il candidato premier o comunque uno dei candidati premier se altri vorranno scendere in campo con nuove primarie», dice Lorenzo Guerini, il renziano nella commissione congresso incaricata di decidere le regole entro metà luglio.
Renzi aspetta le regole, e i big aspettano lui
«La verità è che nessuno ha voglia di mettersi contro Renzi, e dunque tutti aspettano di vedere che cosa decide lui – dice un dirigente di estrazione margheritina –. Quanto alle primarie aperte o chiuse[11], non sta né in cielo né in terra che si torna a fare il congresso solo tra gli iscritti come quando c'erano il Pds e il Ppi. Tutti sanno che le primarie saranno aperte agli elettori. La discussione di questi giorni serve solo a posizionare le truppe». I dirigenti del Pd aspettano dunque di vedere che cosa farà Renzi, mentre lui aspetta di vedere le regole prima di dire che cosa farà. Sintetizza il veltroniano Walter Verini, che alle primarie scorse si è schierato con Bersani: «Quanto saranno aperte le primarie? Dipenderà anche da Renzi. Se Renzi dice come è naturale "io mi candido per un partito aperto dei cittadini e degli iscritti", sono sicuro che nessuno penserà di cambiare le regole in senso restrittivo».
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- ^ Renzi: «Io candidato a segreteria Pd? Prima regole e data Congresso» (news.google.com)
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- ^ primarie aperte o chiuse (www.ilsole24ore.com)
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