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Il Pd si sente di nuovo in pista «Una smacchiatina l’abbiamo data» - Quotidiano Net

Olivia Posani
ROMA
DECISAMENTE troppo presto per cantare vittoria, troppe le variabili da tenere in considerazione. Ma con il risultato delle comunali il Partito democratico è almeno uscito da un incubo. Quello in cui era era piombato nelle ultime settimane quando veniva raffigurato in costante ripiegamento, al contrario del Pdl di ...

Olivia Posani
ROMA
DECISAMENTE troppo presto per cantare vittoria, troppe le variabili da tenere in considerazione. Ma con il risultato delle comunali il Partito democratico è almeno uscito da un incubo. Quello in cui era era piombato nelle ultime settimane quando veniva raffigurato in costante ripiegamento, al contrario del Pdl di Silvio Berlusconi, dato da tutti al galoppo. Ieri mattina i risultati definitivi hanno raccontato un’altra realtà. A Roma Marino è risultato avanti ad Alemanno non di una incollatura (come si diceva prima del voto), ma di 12 punti. Il Pd si è già aggiudicato 5 municipi e dove va al secondo turno è in vantaggio. «Ci sono le condizioni per vincere al ballottaggio», dice il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza. «Non ci sono vincitori annunciati, serve un grande lavoro», sembra rispondergli a distanza Marino. E in effetti i problemi non mancano. Innazitutto occorre fare i conti con il drammatico dato dell’astensione: nella capitale in soli 3 mesi (cioè dalle politiche di febbraio) c’è stato un crollo dell’affluenza pari al 20%.

È SUCCESSO qualcosa di simile anche a Pisa, Sondrio, Vicenza Treviso. Certo, il flop dei grillini è andato a incrementare l’area degli astenuti, ma anche elettori democratici hanno voluto manifestare il loro scontento non andando alle urne. Non solo, a Roma Marino ha avuto un ottimo risultato, ma a suo favore possono aver giocato due elementi. Il primo è che il chirurgo ha fatto di tutto per essere percepito come “civico”, lontano dall’apparato del partito. Il secondo è che a sostenere il candidato sindaco del centro sinistra, c’era anche Sel che, guarda caso, ha guadagnato due punti rispetto alle politiche, mentre il Pd flette un po’ e flette molto rispetto alle politiche a livello nazionale. Il test Roma significa che il Pd vince quando guarda a sinistra e non propone un suo uomo organico? L’ex ministro Damiano, che è schierato nell’ala sinistra del partito, spiega che non è così: «Sono andati bene i nostri candidati con alle spalle un forte radicalmente politico, candidati di sinistra, candidati di centro. Non c’è una formula vincente». La cosa «sconcertante», spiega un dirigente del partito, è che «alle politiche siamo stati puniti perché sostenevamo Monti con il Pdl e ora che abbiamo fatto un governo di larghe intese con Berlusconi andiamo bene. L’elettorato è diventato imprevedibile, umorale». Ma anche nel partito la situazione è dinamica: proprio ieri Filippo Civati ha avanzato la sua candidatura alla segreteria di partito. «Se ci fanno fare il congresso», ha chiosato. Intanto, il segretario, Epifani la mette così: «Molti candidati, come Marino, sono stati scelti con le primarie. Gli elettori hanno premiato il buon governo nelle amministrazioni locali. Molti hanno punito l’arroccamento di Grillo, che aveva la possibilità di cambiare il Paese e invece si è ritirato sull’Aventino. Dobbiamo tornare ai territori, questo vuole il nostro popolo». E mentre Renzi continua a stuzzicare il governo («Se vivacchia senza riforme, tirerà l’Italia in basso»), Bersani da Ballarò spiega: «Considerando che siamo in una fase di disaffezione dalla politica abbiamo avuto buoni risultati. Basta con questo sconfittismo. Una smacchiatina al Cavaliere gliela abbiamo data». Condividi l'articolo

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