Ratifica Convenzione di Istanbul contro la violenza di genere
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- Pubblicato Martedì, 28 Maggio 2013 11:49
Devo dire che sono veramente profondissimamente colpita, cosicché oggi sono anche felice di essere qui, tra i pochi presenti, per contribuire a migliorare il futuro delle donne del nostro Paese.
Desidero, infatti, parlare a nome delle tante donne, mogli, madri, sorelle, figlie, vittime ogni giorno di violenza domestica e maltrattamenti. Desidero dare voce alle centinaia di donne uccise nel 2012 e a quelle uccise (più di trenta e, non ultimo, questo caso) nei primi mesi del 2013. È per loro che oggi quest'Aula, con il pieno sostegno del Governo, si appresta ad approvare il testo unificato di proposte di legge di ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, la cosiddetta Convenzione di Istanbul.
Le storie e le vite spezzate delle donne maltrattate, stalkizzate, uccise, come quelle di altre donne di tutti i Paesi, hanno contribuito a fare emergere una nuova consapevolezza sul fenomeno della violenza contro le donne, fenomeno che ha assunto, negli ultimi anni, una visibilità crescente, che ha risvegliato le nostre coscienze, che ha suscitato una progressiva attenzione, fino a diventare – e dico: finalmente – una priorità di azione da inserire e prevedere all'interno delle agende di Governo e delle organizzazioni internazionali.
Per i suddetti motivi, il Governo, e, in particolare, il Ministero che ho l'onore di guidare, fin dall'inizio ha inteso sostenere e appoggiare il progetto di legge parlamentare in ordine al quale non si possono non condividere le finalità. A conferma di quanto sopra, mi preme sottolineare che anche il Governo aveva predisposto un disegno di legge volto alla ratifica della Convenzione di Istanbul. Si è scelto, tuttavia, di privilegiare l'iniziativa di proposta di legge parlamentare in quanto su tale tema già si è espresso – e la discussione odierna ne è conferma – il più ampio consenso delle forze parlamentari, nonché della stessa Presidente della Camera dei deputati.
L'esigenza di un'immediata ratifica della Convenzione di Istanbul è stata da me ribadita anche nel corso dell’audit nazionale sulla violenza di genere svoltosi a Roma il 22 maggio scorso. In quella sede ho incontrato le istituzioni e le associazioni impegnate a livello nazionale e locale nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno della violenza contro le donne. Si è trattato di un utile e proficuo confronto, che ha evidenziato l'importanza di porre in essere, ancor più che nel passato, azioni positive volte a sensibilizzare l'intera collettività sul fenomeno, a formare adeguatamente gli operatori sanitari e le forze dell'ordine istituzionalmente competenti, a potenziare i centri antiviolenza esistenti sul territorio e a reperire maggiori risorse finanziarie da destinare alla prevenzione e al contrasto alla violenza di genere. Ritengo, infatti, che solo attraverso la più ampia collaborazione con il mondo delle associazioni e delle istituzioni a diversi livelli si potranno affrontare e risolvere le questioni ancora aperte per la piena affermazione dei diritti di tutte le persone.
L'approvazione del progetto di legge di ratifica della Convenzione di Istanbul sarà, pertanto, un utile strumento per introdurre nel nostro ordinamento adeguate misure di carattere amministrativo e misure di carattere normativo.
Com’è noto, affinché la Convenzione entri in vigore, è necessario che venga ratificata da almeno dieci Stati, di cui almeno otto del Consiglio d'Europa. Ad oggi, hanno ratificato quattro Paesi e, pertanto, il traguardo è vicino, ma non vicinissimo.
Nelle more dell'entrata in vigore della citata Convenzione stiamo lavorando per l'istituzione di una task force a livello governativo che riunisca tutti i ministeri interessati (interno, giustizia, salute, lavoro e politiche sociali, istruzione, università e ricerca ed economia e finanze). Quando una donna è vittima di violenza, il percorso di protezione e di assistenza non può prescindere dall'intervento congiunto di competenze intersettoriali quali forze di polizia, magistrati, medici, datori di lavoro e docenti, in grado di intervenire in modo efficace e di ridurre il danno subito dalla vittima ed evitarne di più gravi. Poiché è necessario, inoltre, disporre di informazioni complete e aggiornate, quantitative e qualitative – e qui siamo davvero in difetto – sul fenomeno, intendo costituire un osservatorio nazionale sulla violenza di genere e sullo stalking, che raccolga, tra l'altro, dati uniformi, come richiesto anche dall'Unione europea. Noi disponiamo di tanti dati, ma sono tutti un po’ disgiunti.
Per i suddetti motivi stiamo lavorando alla predisposizione di un disegno di legge governativo sulla violenza contro le donne che affronti, in modo organico e sistemico, il problema sotto il profilo giuridico, culturale e sociale.
Le misure prioritarie che ho in sintesi illustrato potranno, pertanto, trovare un valido supporto nel momento in cui entrerà in vigore la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, in ordine al cui progetto di legge di ratifica all'esame di quest'Aula ribadisco il pieno appoggio e il più ampio sostegno da parte dell'intera compagine governativa.
Per prevenire e contrastare la violenza contro le donne è necessario, dunque, l'impegno di tutti. Decisiva è la dimensione educativa e culturale del nostro impegno, nel senso di educare la società ai valori dell'uguaglianza di tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, al valore contenuto nel già richiamato articolo 3 della Costituzione e al valore della non discriminazione cui ci vincola l'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
Il mio auspicio è, dunque, questo: un cambiamento culturale che, nel rispetto delle diversità, approdi al pieno riconoscimento dei diritti umani, della dignità e della libertà di ogni individuo.
Vi ringrazio per l'attenzione, Presidente, onorevoli deputati (Applausi).
REPLICA
Signor Presidente, non è una replica, ma una considerazione finale. Devo dire che più vengo a conoscenza della realtà che cerchiamo di cambiare, più tocco con mano questo fenomeno, più mi assale un senso di impotenza per quanto riguarda le vittime, che non ci sono più, alle quali non abbiamo potuto dare nessun aiuto, e più mi strazia il pensiero che ce ne saranno altre e noi non potremo fare niente, sebbene siamo qui oggi nel tentativo di portare sul cammino leggi nuove e provvedimenti nuovi a tutela di una cultura diversa e a protezione delle donne che sempre più sono vittime, e sappiamo anche che il cambiamento sarà molto a lungo termine. Allora mi è venuta oggi un'idea, perché qui in realtà ci sono tanti non presenti e tanti presenti che comunque rappresentano a loro volta una fetta di territorio. E più che stare qui a parlare di questo fenomeno, che è una cosa giustissima, perché poi troverà la sua espressione nelle leggi che andremo a fare, penso che sarebbe utile e giusto che ognuno di noi qui presente – e mi includo – e ognuno di tutti quelli che oggi non sono presenti riflettano su come possono portare nel loro territorio soluzioni. In realtà non so perché mi colpisce così tanto questa ragazza bruciata viva, perché in realtà è una tra tante, però forse è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Questa ragazza è stata uccisa dopo aver subito violenze alle quali hanno assistito dei compagni. Quindi penso che tutti noi dovremmo portare nel nostro territorio una maggiore sensibilizzazione rispetto a questo tema, affinché non venga più trattato con leggerezza e affinché denunci anche chi non è direttamente coinvolto. Quindi volevo concludere con questa riflessione e con questa proposta ad ogni singolo deputato e anche ad ogni singolo senatore e ad ogni singolo Ministro. Vi ringrazio (Applausi).
References
- ^ Leggi gli altri interventi sullo Speciale del Gruppo Deputati PD (www.deputatipd.it)