ipotesi cambio statuto. Segretario non piu' candidato premier
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- Pubblicato Martedì, 30 Aprile 2013 20:15
(AGI) - Roma, 30 apr. - Il Pd prossimo venturo avra' come data di nascita l'11 maggio. E' per quel giorno, alla Nuova Fiera di Roma, che e' stata fissata l'assemblea nazionale del partito democratico che dovra', o dovrebbe, sancire le dimissioni di Pier Luigi Bersani da segretario del Pd e dare il via al percorso congressuale. Ed e' in quella sede che potrebbe iniziare anche la discussione su una modifica dello statuto che separi la figura del segretario, eletto dagli iscritti, da quella del candidato premier scelto con le primarie, ipotesi che non tutti pero' gradiscono.
L'assemblea sara' chiamata a eleggere un segretario
'pro tempore' che traghetti il partito fino al congresso,
insieme con una commissione che organizzi l'appuntamento di
ottobre. A meno che all'ultimo non si decida di lasciare il
segretario al timone del partito per non aprire un altro vaso
di Pandora.
L'ipotesi di un comitato di reggenza, avanzata nei
difficili giorni delle dimissioni di Bersani da chi chiedeva
una gestione piu' collegiale, sembra avere perso quota.
In pista per il ruolo di traghettatore sono dati Gugliemo
Epifani e Gianni Cuperlo, quest'ultimo caldeggiato dai giovani
turchi.
Qualcuno fa il nome anche di Anna Finocchiaro, ma
nell'orizzonte dell'ex ministro ora c'e' la presidenza della
commissione Affari costituzionali del Senato e non un impegno
nel partito.
Di la' dal nome, e' il profilo di mediazione che interessa
i piu'. E renziani premono perche' il segretario 'pro tempore'
si impegni a non candidarsi al congresso, come accadde invece
quando Dario Franceschini successe a Walter Veltroni e poi
sfido' Bersani al congresso.
Quasi sicuramente, l'incarico sara' affidato a un ex
diessino, dopo che premier e' stato nominato Enrico Letta. "Noi
abbiamo il governo, il partito e' vostro", e' il messaggio
fatto circolare da un ex popolare dirigente del Pd. Del resto
un equilibrio fra le due anime fondatrici del Pd andra'
rispettato, nel tentativo di ricucire le lacerazioni delle
ultime settimane.
E di avviare una nuova fase costituente.
"Il Pd e' morto, quantomeno nella forma in cui lo avevamo
realizzato fino a oggi: si e' rivelato una promessa mancata
perche' e' stato un micro compromesso storico tra ex Ds ed ex
Popolari e ora va ricostruito", ha spiegato il prodiano Sandro
Gozi riassumendo un pensiero molto diffuso..
E la ricostruzione passera' probabilmente anche per una
revisione dello statuto, con la separazione appunto tra
segretario e candidato premier.
La prospettiva non piace a Giorgio Tonini, veltroniano con
simpatie renziane. "A me sembra un grave errore: un segnale di
chiusura e di rassegnazione all'idea dei governi deboli, di
coalizione. Sento dire che la ragione di questa controriforma
sarebbe il governo Letta, guidato da un democratico che non e'
ne' potrebbe essere il segretario del partito. Ma se
l'Assemblea del Pd riscrivera' lo statuto in base al governo
Letta, vorra' dire che considera questo governo la regola e non
l'eccezione", ha commentato.
Eppure la riforma tornerebbe a vantaggio proprio di Renzi.
Il sindaco di Firenze potrebbe evitare di candidarsi al
congresso, dal momento che non ha mai fatto mistero di non
avere alcuna smania di occuparsi del partito, e avere comunque
la possibilita' di correre alle primarie per il prossimo
candidato premier del Pd.
Se Renzi ha potuto sfidare Bersani nel novembre scorso e'
stato solo in virtu' di una deroga allo statuto che stabilisce
l'automatica candidatura del segretario al premier. E non e'
detto che un altro gli conceda la stessa chance.