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Zanonato: "A Palazzo Chigi gesto isolato spia di un'esasperazione reale"

«Certo, sembra che sia un episodio isolato. Ma non dobbiamo fare l`errore di sottovalutarlo. Perché è la spia di una esasperazione reale che deriva da questa crisi drammatica. La violenza fa condannata con fermezza, ma bisogna capire che i più deboli di mente possono cadere in questo tranello». Flavio Zanonato, classe 1950, nato in una famiglia operaia e cattolica di Padova, dirigente locale del Pci e per lunghi anni sindaco della sua città (la prima volta nel lontano 1993, rieletto nel 2009), ieri mattina ha giurato come nuovo ministro dello Sviluppo economico. Anche lui, come gran parte dei colleghi, non sapeva cosa stava accadendo davanti a palazzo Chigi. «Abbiamo saputo solo alla fine. E il primo Consiglio dei ministri è stato permeato dalla tristezza per le vittime della violenza». 

Come valuta il governo che è appena nato, questo «ircocervo» Pd-Pdl? 

«Visto che sto parlando con l`Unità, vorrei ricordare che Togliatti ha fatto il governo con Badoglio. C`era stato un ircocervo anche settant`anni fa. Questo esecutivo è una necessità del Paese, altrimenti rischiavamo di schiantarci. Non c`erano alternative, visto che il movimento 5 stelle ha un disegno che non prevede alleanze. Teniamo conto che non ci sono solo i rapporti di forza in Parlamento, ma anche nel Paese: e non può essere il premio di maggioranza del Porcellum a farceli dimenticare». 

Lei era favorevole al dialogo con i 5 stelle? 

«Quel tentativo andava fatto, ma è stato giusto prendere atto che hanno un disegno politico diverso dal nostro. Dobbiamo prendere sul serio quello che Grillo ripete ogni giorno». 

Ci sono rischi di tenuta per il Pd? 

«Che ci siano problemi di dissenso lo do per sicuro. Dobbiamo parlarci fino in fondo, capirci, serve un grande lavoro di ricucitura e di ascolto». 

Contrario alle espulsioni? 

«Capisco le esigenze di disciplina, ma oggi parlare di espulsioni è come mettere il carro davanti ai buoi. Credo che prevarrà il senso di responsabilità anche tra chi ha dei dubbi. E che tutti voteranno la fiducia. Se ci saranno casi di coscienza di singoli non utilizzerei la mano dura del rigore disciplinare». 

Lei su Twitter ha usato diverse canzoni per descrivere questo momento del Pd. Da "Se stiamo insieme" di Cocciante a "Vedrai Vedrai" di Tenco. 

«Direi che la più azzeccata è quella di Cocciante. Vorrei davvero capire le ragioni che ci tengono insieme nel Pd. Sono canzoni che parlano di amori in crisi, ma che al fondo hanno voglia di tornare insieme». 

Qual è stato l`errore più grave nella vicenda dell`elezione del Capo dello Stato? 

«Dovevamo restare uniti nella prima votazione, quella su Marini. L`idea di eleggere un arbitro di tutti era la strada maestra da seguire, una linea da tempo annunciata da Bersani. Da quell`errore è partita la slavina. Dovevamo discutere più a lungo e poi restare compatti. In fondo quella logica dell`arbitro poi è stata accettata da tutti su Napolitano...». 

Forse i dissidenti temevano l`approdo alle larghe intese... 

«Ci saremmo arrivati comunque, ma da una posizione di forza...». 

Da questa esperienza di larghe intese il Pd ha più da perdere del Pdl? 

«lo sarei prudente. Qualcuno forse pensa che se tornassimo subito al voto sarebbe una festa per noi? Bisogna ponderare a fondo le difficoltà di entrambi i percorsi. Ma l`unità del partito non può esistere solo se si sta sulle posizioni più a sinistra. Credo che la strada scelta sia quella giusta, la gente ci vota perché governiamo». 

Dunque il rischio è ugualmente diviso tra Pd e Pdl? 

«Esatto, gli atteggiamenti identitari ci sono da entrambe le parti. Anche loro hanno dei settori che masticano amaro, ma sono stati più bravi a dissimularlo. Ricordo che il presidente del Consiglio è del Pd e così anche i ministri chiave. Perchè il Pdl dovrebbe esultare?».

Cosa dovrebbe fare questo governo per essere davvero apprezzato? 

«Partire immediatamente pagando i crediti delle imprese verso la Pubblica amministrazione. E costruire un grande piano per il lavoro per centinaia di migliaia di giovani che oggi non hanno prospettive. Il lavoro non è solo uno strumento di reddito, ma per costruire relazioni umane. E un sussidio non basta a sostituirlo, a sentirsi parte di un tessuto sociale. Infine dobbiamo tentare di salvare le aziende con strumenti come il credito agevolato e per la riconversione in settori che hanno maggiore mercato». 

La convince l`ipotesi di un reddito minimo di cittadinanza? 

«Credo di più nello scambio tra un reddito e un`attività, anche di tipo sociale. Le persone non devono sentirsi assistite, ma protagoniste».

References

  1. ^ L'Unità (www.unita.it)

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