Marini non ce la fa, ora «melina» di Pd e Pdl Bersani: «Adesso ... - Corriere della Sera
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- Pubblicato Giovedì, 18 Aprile 2013 20:00
Per l'elezione nelle prime tre tornate servono 672 voti; dalla quarta solo 504
Marini non ce la fa, ora «melina» di Pd e Pdl
Bersani: «Adesso serve una fase nuova»
L'ex sindacalista non raggiunge il quorum, schede bianche in attesa che scenda. Il leader del Pd convoca i grandi elettori
La scheda: Chi è Stefano Rodotà Mi piace questo contenutoNon mi piace questo contenuto[1][2]
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Fumata nera per Franco Marini che non riesce a centrare al primo colpo - e neppure al secondo - l'elezione alla presidenza della Repubblica e che nella migliore delle ipotesi resta «congelato» fino alla quarta votazione, quando non sarà più necessaria la maggioranza dei due terzi dei voti dei «grandi elettori» e il quorum scenderà a quota 504. Lo scrutinio della prima votazione ha certificato che con i 521 voti raccolti l'ex sindacalista è rimasto molto lontano dai 672 consensi necessari per guadagnare l'accesso al Quirinale già in prima battuta. Alle sue spalle, invece, ne ha conquistati molti più del previsto il candidato del Movimento 5 Stelle, Stefano Rodotà, votato anche dai parlamentari di Sinistra e Libertà e da diversi esponenti del Pd. Marini, dunque, esce con le ossa rotte dal primo confronto con l'Aula, con un'immagine che con questi numeri non si avvicina affatto a quella del candidato «condiviso». Ciò nonostante, l'ex presidente del Senato fa sapere di non avere alcuna intenzione di fare un passo indietro, potendo contare su un consenso trasversale che non sembra venuto meno. Ma se il voto del centrodestra sembra garantito, non altrettanto si può ora dire di quello del suo partito. E lo stesso Pier Luigi Bersani sembra già farsene una ragione: «Bisogna prendere atto di una fase nuova - sottolinea il segretario -. Tocca al Partito Democratico la responsabilità di avanzare una proposta a tutto il Parlamento. Questa proposta sarà, come nostro costume, decisa con metodo democratico nell'assemblea dei nostri grandi elettori».In fila per votare il Presidente
BERSANI CONVOCA TUTTI - Lo stallo costringe dunque il Pd a correre a ripari. Bersani, riunirà venerdì mattina i grandi elettori del partito per decidere la linea da tenere. Luogo scelto, il teatro Capranica. Il tutto mentre i democratici chiedono uno slittamento di qualche ora della quarta votazione per venerdì pomeriggio. Una richiesta che sarà esaminata dalla capigruppo convocata sempre per venerdì che potrebbe anche optare per uno slittamento a sabato.
RENZI CORRE A ROMA - «Ma è evidente che Marini è già saltato» commenta il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, diretto a Roma per incontrare i parlamentari a lui vicini, ma non Bersani. Intanto, torna in campo l'ipotesi alternativa di Romano Prodi: l'ex premier risulterebbe gradito pure ai dissidenti del Pd e potrebbe contare su una velata apertura del M5S, che lo prenderebbe in considerazione qualora Rodotà si chiamasse fuori («ma noi voteremo Rodotà fino alla quarta votazione» ha precisato Beppe Grillo durante un comizio a Trieste). Chi insiste invece su Marini è il Pdl che vorrebbe evitare di trovarsi tagliato fuori dai giochi nell'ipotesi di un'insolita convergenza Pd-5Stelle. Il segretario Angelino Alfano chiede ufficialmente che «si individui la soluzione più idonea per eleggere il presidente della repubblica sin dalla quarta votazione». E Bersani: «Vedrete che la soluzione si troverà». Nell'attesa, Pd e Pdl potrebbero continuare a fare «melina» affidandosi, come nella seconda votazione, alle schede bianche e nulle.
Crimi: «Si voti Rodotà» Mi piace questo contenutoNon mi piace questo contenuto[4][5] A 0 persone piace questo contenutoA 0 persone non piace questo contenuto
LA DEBACLE PD - Sulla carta Marini contava sul sostegno del Pd, del Pdl, della Lega Nord e di Scelta Civica, ma il partito di Bersani si è presentato in aula già diviso, dopo la serata tumultuosa di mercoledì al teatro Capranica [7]convocata proprio per fare il punto tra i grandi elettori del centrosinistra. Marini è stato alla fine l'indicazione del partito, essendo gradito anche al centrodestra (perfino il Carroccio ha deciso di votarlo fin dall'inizio rinunciando ad un proprio candidato di bandiera), ma tutta l'area renziana e diversi esponenti di rilievo di varie altre correnti - tra gli altri Giuseppe Civati, Ignazio Marino, Marianna Madia, che hanno anche preso le distanze pubblicamente dalla linea ufficiale del Nazareno - hanno fin da subito manifestato perplessità e annunciato un voto in dissenso dalla linea ufficiale. Così è stato. Lo spoglio delle schede ha dato la conferma di un Pd decisamente diviso. Massimo D'Alema, considerato da molti il nome alternativo all'ex sindacalista, si era invece espresso a favore di un voto unitario: «Capisco che si sia arrivati alla candidatura di Franco Marini in modo sofferto e con un metodo che ha potuto creare comprensibili turbamenti, ma ora dobbiamo valutare l'opportunità, per il Paese, di un candidato che deve essere eletto con un ampio consenso e che è persona le cui qualità politiche e morali non possono essere messe in discussione da nessuno».
E qualcuno vota il conte Mascetti... Mi piace questo contenutoNon mi piace questo contenuto[8][9] A 0 persone piace questo contenutoA 0 persone non piace questo contenuto
LA CARTA GRILLINA - Il principale alleato, Sinistra e Libertà, era stato netto nello strappo su Marini già dal mattino, e aveva annunciato l'intenzione di far confluire i propri consensi su Stefano Rodotà, candidato dal Movimento 5 Stelle[11] dopo la rinuncia della giornalista Milena Gabanelli[12]. Ha dunque buon gioco, ora, Beppe Grillo nel sintentizzare in modo tranchant: «C'è da scegliere tra il presidente degli Italiani, che è Rodotà, e il presidente di Berlusconi, che è Marini». E ancora: «Nessuno ha spiegato a Bersani che l'Italia è cambiata, che non vuole più accordi sottobanco con lo psiconano. La guerra è finita». E rivolgendosi ai politici: «Arrendetevi. Liberateci per sempre dalla vostra presenza».
Il pronostico di Berlusconi: «Passerà» Mi piace questo contenutoNon mi piace questo contenuto[13][14] A 0 persone piace questo contenutoA 0 persone non piace questo contenuto
MAL DI PANCIA A SINISTRA - Sul fronte opposto Silvio Berlusconi si era dichiarato ottimista: pur non sbilanciandosi su un consenso in prima battuta, il Cavaliere si dice convinto che alla fine Marini «passerà». Dopo il ko tecnico del primo voto, però, il leader del Pdl ha capito di dovere attendere e ha ritenuto che la sua presenza fosse più utile in Friuli Venezia Giulia, dove è in pieno fermento la campagna elettorale per la Regione. Ha così lasciato la Capitale e si è diretto a Udine. I giochi oggi si fanno a Roma, ma la palla è ferma nel campo del Pd.
18 aprile 2013 | 19:59© RIPRODUZIONE RISERVATA
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- ^ dopo la serata tumultuosa di mercoledì al teatro Capranica (www.corriere.it)
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- ^ Stefano Rodotà, candidato dal Movimento 5 Stelle (www.corriere.it)
- ^ la rinuncia della giornalista Milena Gabanelli (www.corriere.it)
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