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Il Pd litiga anche su Twitter

La mancata convocazione di Renzi come 'grande elettore' per il Quirinale scatena ironie reciproche tra esponenti del partito amici e avversari del sindaco di Firenze. Tutto in diretta, sul social network

Il Pd litiga anche su Twitter La scintilla del giorno è la frase contenuta in uno status Facebook del sindaco di Firenze, Matteo Renzi: «Fare il delegato regionale per eleggere il Presidente della Repubblica non era un mio diritto. Lo avrei fatto volentieri, certo, orgoglioso di rappresentare Firenze e la Toscana. Le telefonate romane hanno cambiato le carte in tavola, peccato». Le parole di Renzi sottintendono a possibili pressioni - da parte della dirigenza nazionale del Partito Democratico - sulla sua mancata nomina fra i grandi elettori toscani incaricati di prendere parte alle votazioni per il nuovo presidente della Repubblica. Pressioni prontamente smentite dal Segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani.

Ma tanto basta, ai militanti piddini delle avverse correnti, bersaniana e renziana, per iniziare la quotidiana battaglia su Twitter, a colpi di hashtag. Il confronto del giorno è su #telefonatedaroma o anche #hannotelefonatodaroma, tag ironici, volti a prendere in giro le parole di Renzi.

«E non vi ho detto che la mia partecipazione all'assemblea dei grandi elettori è stata impedita da telefonate da marte», twitta Chiara Geloni, direttore di You Dem, canale tv satellitare ufficiale del Pd.

«58 grandi elettori, 5 donne. Si vede che non #hannotelefonatodaroma», segnala Carla Attianese, press officer Pd al Parlamento europeo.

«+++ Papa Francesco non sarà grande elettore +++ #hannotelefonatodaroma», è il simpatico sfottò di Annamaria De Caroli, militante, simpatizzante della corrente bersaniana, un passato come project manager sul progetto del sito web del Pd.

«Mi hanno bocciata all'esame di guida perché #hannotelefonatodaroma», scherza Teresa Scherillo, militante napoletana.

Il gioco si allarga man mano, di battuta in battuta, il tag finisce per esser usato anche da utenti non militanti piddini, come l'ex parlamentare del Pdl, Melania Rizzoli, o da utenti che lo utilizzano per scherzare sulla contemporanea mancata possibilità, per Antonio Ingroia, di esser nominato presidente di riscossione per la Regione Sicilia.

L'utilizzo di Twitter, e talvolta di precisi hashtag, a supporto del dibattito fra correnti del Partito Democratico non è una novità, è un fenomeno che negli ultimi mesi ha avuto sempre più risalto. All'annuncio della partecipazione dello stesso Renzi al talent show di Maria De Filippi, ?€˜Amici', i tweet dedicati alla notizia, dal tono più o meno sarcastico, erano numerosissimi: il tormentone, ovviamente, riguardava l'abbigliamento, la scelta di indossare un giubbotto simile a quello di Fonzie, protagonista del serial ?€˜Happy Days'.

Dietro questo utilizzo del social network c'è anche una precisa scelta di comunicazione, che vede in campo due schieramenti di accaniti twitteri: se i fan bersaniani possono contare sul'attività on line del gruppo dei 300 Spartani ?€“ militanti di area bersaniana, capeggiati da Tommaso Giuntella, uno dei tre responsabili della campagna di Bersani durante le primarie ?€“ chi si rispecchia nella sensibilità renziana può far riferimento al blog ?€˜Ateniesi', attivo anche sui social network, che fin dal nome si presenta come una risposta ai ragazzi della war room degli Spartani allestita al Collegio del Nazareno, sede nazionale del Pd. E' agli Spartani che va attribuita l'azione di trolling nei commenti ad un post del blogger Massimo Mantellini, colpevole agli occhi dei fan bersaniani d'aver ironizzato, durante la campagna elettorale, sul video del Segretario, ripreso mentre ascolta una canzone di Vasco Rossi.

«Molti nel Pd continuano ad usare internet come una chat e non come un social media, più per "smacchiare" e sfottere che per dialogare. L'hashtag #telefonatedaroma equivale ad un "Renzi tiè", mentre gli Spartani oscillano tra il parvenue analogico ed il Casaleggio improvvisato. Tutto col risultato di farsi capire sempre meno», commenta Massimo Micucci, della società di comunicazione Reti, esperto di social media e quotidiano osservatore del dibattito politico in rete.

Il dubbio è proprio questo: fuori dal circolo dei più fedeli militanti, da un lato e dall'altro, fuori dal gioco dei tag, il messaggio politico, portato avanti dalle due anime piddine, arriverà?

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