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Pd scettico. Parte la resa dei conti - Politica

Pd scettico. Parte la resa dei conti - Politica

Il Partito democratico è una polveriera pronta a esplodere. Forse già nella Direzione nazionale che verrà convocata per la seconda metà della settimana. La linea del segretario Pier Luigi Bersani ha portato il Paese allo stallo; il progetto Italia Bene Comune è stato di fatto bocciato dagli elettori e la tornata elettorale, che alla vigilia si prospettava essere una trionfante vittoria, in realtà è stata una non sconfitta, incapace di attribuire ai democratici una maggioranza al Senato. E qualcuno ironizza che alla Camera il Pd ha sì vinto, ma solo grazie allo 0,4% di Centro democratico e di Tabacci. E grazie a Fare, il movimento di Oscar Giannino capace di erodere poco l’1% a Berlusconi. Altrimenti, altro che pareggio.

Insomma, i malumori nel Pd ci sono e i motivi per criticare Bersani non mancano. Qualcuno guarda a Matteo Renzi come al possibile salvatore della patria. Altri pongono un problema di linea politica, contestando un Pd troppo sciacciato a sinistra e poco aperto al mondo moderato, con cui invece Renzi non avrebbe difficoltà a dialogare. Ma anche chi simpatizza per un partito più vicino a Sel attacca il segretario, ormai all’angolo e difeso solo dai suoi giovani turchi.

Dario Franceschini non risparmia critiche alla linea del Partito demcoratico, pur non citando mai direttamente Bersani. «Credo che il Pd debba togliersi un po’ di quell’aria di superiorità. A volte abbiamo una presunzione tale da pensare che dovremmo sceglierci anche gli avversari - dice Franceschini nel corso della trasmissione "In 1/2 ora" condotta da Lucia Annunziata - È un atto di presunzione pensare che parlare e confrontarci con Berlusconi e con la Lega equivalga a sporcarci le mani».

In ogni caso, il Pd è costretto a sostenere l’azione di Napolitano. Andare al voto in estate sarebbe un suicidio. Vorrebbe dire consegnarsi a sconfitta certa. E in ogni caso con l’attuale legge elettorale non ci sarebbe comunque una maggioranza certa nei due rami del Parlamento. Molto meglio allora appigliarsi al Colle. Prendere tempo e trovare il modo di varare un governo di scopo. Anche se nel partito non c’è una voce unica tra chi teorizza un’alleanza con il Pdl e chi la escude, parlando di esecutivo tecnico. Insomma, confusione totale, con opinioni che variano a seconda delle correnti. L’unica cosa certa è che Bersani ha fallito e che, per evitare nuove figuracce, è meglio lasciare il pallino del gioco nella mani di Napolitano. E prendere tempo.

«Tornare al voto a luglio - conferma Franceschini - è tecnicamente fattibile. Ma che vinca il Pd, il Pdl o M5S, tutte e tre cose possibili, che vincerà alla Camera non avrà la maggioranza al Senato. Se non siamo in grado di fare una legge elettorale nuova, fatta bene, quantomeno bisognerebbe correggere questo meccanismo distorto». Il Pd comunque nutre poca speranza nel lavoro dei saggi, che comunque - secondo Franceschini - «può essere utile per preparare un governo cercando l’accordo sui contenuti» in vista di un intervento sulla legge elettorale.

Dan. Dim.

References

  1. ^ Categorie (1) (news.google.com)
  2. ^ Politica (news.google.com)

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