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Grasso corre per il Colle, | Crocetta per la successione al Pd

La composizione del governo nazionale, l’elezione del Presidente della Repubblica e il ritorno alle urne – giugno o ottobre – sono le tre “spine” nell’agenda dei partiti italiani. Il quadro politico, con i risultati elettorali di febbraio è profondamente cambiato. Quello giudiziario – protagonista Silvio Berlusconi – si sta delineando. Il mezzo flop dei democratici, il successo di Grillo e il ritorno sulla scena, a vele spiegate, di Silvio Berlusconi sono il front-desk di chiunque si accinga a definire una road map.

La priorità di Silvio Berlusconi è la presidenza della Repubblica; non per sé, ma per una persona che gli garantisca almeno la neutralità rispetto alla magistratura, della quale teme i verdetti (Mediatrade, Ruby, De Gregorio-corruzione). Su questo altare “sacrificherà” ogni altra ambizione, a cominciare dalla presenza nel governo.

Beppe Grillo vuole tornare alle urne, persuaso che il fallimento delle iniziative di Bersani, gli garantiscano nuovi consensi ed un peso determinante in Parlamento. I democratici sono costretti, infine, ad agire di rimessa, dovendo ammortizzare il dispendioso ed inefficace protagonismo degli ultimi mesi. Ed hanno perciò bisogno di cambiare molte cose. Devono pertanto confrontarsi con la prevedibile riluttanza del vecchio gruppo dirigente, che non è disposto alla rottamazione e, soprattutto, a divenire, storicamente, il capro espiatoio della dèbacle.

In questo quadro s’inseriscono due elementi che riportano la Sicilia in primo piano: il ruolo di Piero Grasso e Rosario Crocetta, che a Palazzo d’Orleans hanno manifestato una concordanza di vedute che potrebbe avere importanti conseguenze nel prossimo futuro, anche perché la vecchia idea del presidente della Regione, di contagiare tutte le regioni d’Italia con il suo Megafono, sarebbe tornata in primo piano. La successione di Bersani con Matteo Renzi al vertice del Partito democratico dovrebbe rafforzare questo proposito. Davide Faraone, vicino a Renzi, abituato tuttavia ad agire in proprio, è stato il più “feroce” critico di Crocetta.

Piero Grasso vede stagliarsi all’orizzonte un’altra opportunità, la Presidenza della Repubblica. Se l’identikit del presidente del Consiglio  gli è estraneo, quello del Quirinale appare compatibile con i bisogni prevalenti del Parlamento appena eletto.

Basta scorrere le pagine di cronaca che hanno raccontato la promozione a Palazzo Madama per ipotizzare una candidatura “forte” di Grasso al Colle. L’ex Procuratore nazionale antimafia ha “spaccato” il gruppo parlamentare dei senatori grillini al Senato, ha regalato al Partito democratico l’unico successo “interno” del dopo-elezioni, e ha incassato la considerazione del centrodestra. Berlusconi non è stato affatto contento che alle sue tremende accuse verso la magistratura, Palazzo Madama abbia mandato un ex Pubblico ministero al vertice, ma il suo giudizio sulla persona non è apparso affatto negativo  grazie alle doti di morigeratezza di Piero Grasso.

Le critiche di Marco Travaglio e gli strali di Giancarlo Caselli, non hanno affatto danneggiato il Presidente del Senato, dal momento che Berlusconi vede come fumo negli occhi entrambi i nemici dell’ex Procuratore antimafia.

Ci sono sul campo altri nomi, naturalmente. Gli equilibri instabili non permettono di formulare ipotesi solide, ma non v’è dubbio che nel ventaglio dei papabili, c’è proprio lui, Grasso.

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