Partito Democratico, dopo il flop ora sono in molti a chiedere un passo indietro a Bersani
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- Pubblicato Sabato, 02 Marzo 2013 11:22
All'interno del Partito Democratico ormai ci sono due fronde che si scontrano a viso aperto. Anche se i maggiori attori in scena negano, la netta separazione esiste. C'è chi continua a stare al fianco del segretario e c'è chi, non sono pochi, esprime dissenso sulla guida Bersani e ne chiede le dimissioni. Il leader Pd è stato chiaro fin dall'inizio, nessun governissimo con il Pdl e avanti tutta con il dialogo con i Cinque Stelle. Ma Grillo continua a far sapere che non ne vuole proprio sapere di stringere patti o alleanze.
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A scendere in campo ora è anche il Premio Nobel Dario Fo, molto vicino a Grillo tanto da essere stato proposto come prossimo Capo dello Stato. In alcune sue interviste ha rilevato il suo continuo dialogo con i Cinque Stelle. "Ho parlato con Casaleggio e credo che i grillini non accetteranno mai Bersani. Beppe (Grillo) deve insistere. Si può fare, se non Bersani, con un volto nuovo che c'è. Ci sono volti nuovi, gente vicino al Pd, che si è spostata, ma che in un'occasione come questa potrebbe rientrare". Intervendo poi sul Corriere della Sera il Premio Nobel ricorda che "tra Pd e M5s le affinità esistono. Per quel che posso mi spenderò anch'io a parlare con Grillo e con Casaleggio. Tra i due il più duro e anche il più saggio".
Ormai sembra chiaro. Se si vuole dare un governo all'Italia, un governo targato Pd, Bersani non è il nome più adatto. Si deve trovare un altro nome che riesca a mettere d'accordo il centro-sinistra e il Movimento Cinque Stelle. Bersani dovrebbe fare un passo indietro. Nelle stanze del Pd l'aria è molto tesa, l'euforia del pre elezioni è svanita nel nulla. A lanciare dubbi sulla guida del segretario ora non sono solo i soliti noti ma anche chi lo ha sempre difeso a spada tratta. Parliamo di Alessandra Moretti e Tommaso Giuntella. Tutti ricordiamo il loro lavoro durante il periodo delle primarie. Ora questa sintonia sembra barcollare.
A portarci su questa strada sono le parole della stessa Moretti rilasciate al Corriere della Sera: "Se la direzione individuasse un'altra figura di garanzia per dialogare con il M5S, tutti dovremmo pancia a terra lavorare per questo. Il primo a tirarsi indietro sarebbe Bersani". Giuntella, in modo indiretto, critica colui che ha guidato la campagna elettorale, ovvero il portavoce storico di Bersani e responsabile della comunicazione del partito Stefano Di Traglia. Per Giuntella l'intera campagna elettorale è stata portata avanti "con affanno e poco coordinamento. E' mancato un coordinatore della campagna".
Mercoledì prossimo ci sarà una riunione di direzione che si prospetta infuocata. Quì si confronteranno le varie anime che ormai sembrano molto distanti tra loro. Ci sono i vari Matteo Orfini, Stefano Fassina e Andrea Orlando che invocano un veloce cambio di rotta. Per molti il momento del far girare la ruota, usando le parole di Bersani sulla segreteria, è arrivato. Invertire ora la linea del partito per evitare problemi ancora più seri come quello di andare a chiedere una fiducia in Parlamento con Bersani quando si sa benissimo che questa non ci potrà mai essere. E all'interno del partito sono molti a sapere che Napolitano, valutando bene gli scenari, potrebbe anche decidere di non dare l'incarico al segretario. Troppo richioso per il partito tutto ciò, bisogna cambiare.