Partito Democratico: quale forma partito? » Visti da Lontano - Blog
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- Pubblicato Giovedì, 26 Settembre 2013 20:40
Pochi giorni fa, Bersani, in un’intervista, proponeva un’analisi della società europea attribuendo al benessere le cause dell’apparire della destra e al malessere e alla sfiducia, l’insorgere dei populismi.
Personalmente, ritengo che riflessioni come questa, poste in questi termini, siano perlomeno semplicistiche se non errate.
Basterebbe, anche solo in Europa, guardare alle democrazie del Nord, che proprio nei momenti di difficoltà spingono verso una destra populista, o alla Francia, alla vittoria di Hollande, per confutare la tesi di Bersani, per non andare oltreoceano, dove, nel bel mezzo della crisi, il popolo americano sceglie di appoggiare le politiche di Obama.
Sebbene la direzione verso cui le società tendono, dipenda da diversi fattori, è spesso vero che vi sia un accento individualistico più pronunciato nelle società moderne con maggiori livelli di benessere, la qual cosa, ovviamente, non consente di parlare di un insorgere di una destra vera e propria. Che dall’analisi di Bersani manchi la caratteristica essenziale delle società moderne, ovvero dei nuovi mezzi di comunicazione, non è una novità, ma il punto è che proprio questo elemento di novità complica la nozione bersaniana di populismo e ne sottolinea il limite della sua azione di rinnovamento: i nuovi media non rispondono soltanto ad un nuovo modo di comunicare, ma offrono una nuova chiave interpretativa della realtà.
Questo non può che cambiare sostanzialmente le dinamiche fra il partito politico e i suoi iscritti/elettori che è uno dei cardini dell’esistenza di un partito. In una società che è fortemente interconnessa, il partito non può apparire come una struttura chiusa, perché ne diventa un corpo estraneo, ma piuttosto favorire i meccanismi di scambio, essere esso stesso motore di quel percorso, divenire un centro di quella rete. Compreso questo, si comprende anche quanto sia inutile la distinzione fra partito solido e partito liquido, perché rispondono a modelli parziali della società.
Nel congresso scorso, molti di noi avvertirono questa inadeguatezza del modello proposto da Bersani, sebbene, personalmente, abbia poi sostenuto, senza ovviamente rinunciare alle battaglie interne, lealmente il segretario, votando per lui alle ultime primarie. Tuttavia, non vorrei passare da una incomprensione ad un’altra.
All’estremo opposto, infatti, si pone la concezione di partito di Renzi, un partito all’americana, ovvero il partito degli eletti. Vivendo negli USA e avendo esperienza diretta del Pd americano, sono fortemente contrario alla concezione di questo tipo di partito in Italia: intanto, perché negli USA c’è un rapporto più diretto fra gli eletti e i suoi elettori nelle circoscrizioni e questo, ovviamente, può essere cambiato attraverso una diversa legge elettorale in Italia, ma non mi pare che si stia andando in quella direzione nel nostro Paese; d’altra parte, un partito soltanto degli eletti toglie degli elementi fondamentali propri della democrazia che consentono la partecipazione, la formazione anche dei processi di informazione e soprattutto perché la politica non è una cosa avulsa dai contesti territoriali, piuttosto è un elemento essenziale della vita di ciascuno di noi: il circolo, il partito, dovrebbe essere, dunque, il contatto per una presa di coscienza consapevole della vita politica e quell’elemento che consenta l’osmosi fra la politica e i cittadini.
E’ chiaro che questo può avvenire soltanto se si ripensa la funzione dei circoli e dei meccanismi di tesseramento e partecipazione. Oggi, molti circoli soffrono di questa condizione, sia perché spesso faticano a trovare le risorse necessarie per svolgere il loro ruolo sui territori, sia perché ci si scontra, alcune volte, con realtà chiuse che assomigliano molto più comitati elettorali che ad altro, sia perché con la perdita di credibilità della politica e gli sbandamenti del Partito Democratico, sono diminuiti gli iscritti e dunque è necessario un maggiore impegno, non sempre possibile, da parte di quei pochi irriducibili volontari.
Dal mio punto di vista, i contributi congressuali di Bettini[1] e di Barca[2] offrono degli spunti notevoli di discussione, perché hanno ben presente questa necessità, come pure l’ovvia conseguenza della necessità di far divenire il partito un campo aperto. Questo è possibile se il circolo, il partito, lo pensiamo come formato non solo dagli iscritti, ma anche dai simpatizzanti, dalle associazioni, in maniera inclusiva e proponiamo dei meccanismi di partecipazione che aiutino a compiere le scelte. L’apertura dei circoli all’esterno si manifesta anche in un consapevole utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione in modo da ampliarne la loro funzione, mettendo loro a disposizione soluzioni e competenze ulteriori che provengano dall’esterno. Il circolo diventa modello del partito, questa volta, in senso positivo, stabilendo dei criteri di meritocrazia e trasparenza che ne garantiscano l’efficienza, l’integrità morale e un sistema dinamico e virtuoso per il rinnovamento.
Esso deve rappresentare il coraggio del partito, lo “spirito identitario” e l’unita’ politica, attraverso l’espressione positiva del ricambio e l’impostazione del proprio lavoro per anticipare le esigenze del territorio sia a livello locale che nazionale, non già dare risposte. In questo modo, si esce da quel senso individualistico, per dar spazio al senso collettivo che diventa partecipazione e spirito comune.
Questo congresso deve, dunque, aprire una fase nuova, per costruire un partito nuovo, che si muova verso la gente, con cui questo si integra, stabilendo con essa un nuovo paradigma sociale, naturalmente dinamico e consapevole, teso al miglioramento delle condizioni di tutti, per divenire partito utile, compiuto.
Sottolineo, per chi volesse, alle pagine relative dei link, che è possibile sottoscrivere questi documenti per dar loro un peso congressuale maggiore.
Tag:Bersani, circoli, congresso, Fabrizio Barca, Gianni Cuperlo, Gianni Pittella, Goffredo Bettini, Matteo Renzi, Partito Democratico, Pippo Civati[3][4][5][6][7][8][9][10][11][12]
References
- ^ di Bettini (www.campodemocratico.it)
- ^ di Barca (www.fabriziobarca.it)
- ^ Bersani (gaudio.blogautore.espresso.repubblica.it)
- ^ circoli (gaudio.blogautore.espresso.repubblica.it)
- ^ congresso (gaudio.blogautore.espresso.repubblica.it)
- ^ Fabrizio Barca (gaudio.blogautore.espresso.repubblica.it)
- ^ Gianni Cuperlo (gaudio.blogautore.espresso.repubblica.it)
- ^ Gianni Pittella (gaudio.blogautore.espresso.repubblica.it)
- ^ Goffredo Bettini (gaudio.blogautore.espresso.repubblica.it)
- ^ Matteo Renzi (gaudio.blogautore.espresso.repubblica.it)
- ^ Partito Democratico (gaudio.blogautore.espresso.repubblica.it)
- ^ Pippo Civati (gaudio.blogautore.espresso.repubblica.it)
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