Come sta il Partito Democratico?
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- Pubblicato Martedì, 17 Settembre 2013 23:08
Come sta il Partito Democratico? Facciamo finta che in Italia esista una forza politica forte di una maggioranza assoluta alla Camera dei Deputati e di buoni numeri al Senato, che tuttavia non gli consentono di governare se non con un aiuto terzo. Pensiamo poi che la stessa forza politica ha in mano la presidenza del Consiglio e che faccia da contro-altare ad alleati in difficoltà a causa dei guai politici del proprio leader. Riusciremmo a pensare che nonostante questo scenario questa forza politica sia la più in difficoltà nel nostro Paese. No, in senso generale. Si, se si parla di PD.
L’AZIONE DI MATTEO RENZI - Si perché mai come in queste settimane la creatura nata dalla fusione tra Margherita e Ds ha dimostrato la sua fragilità. L’offensiva di Matteo Renzi, ormai deciso a prendersi in mano il Partito dopo la sconfitta alle scorse primarie ad opera di Pierluigi Bersani sta mettendo a nudo tutte quelle che sono le crepe del movimento. Il sindaco di Firenze sta approfittando[1] della debolezza dei suoi avversari e dell’esecutivo per lanciare un’Opa, non si sa quanto ostile, su tutto il centrosinistra italiano con prospettiva Palazzo Chigi. Limitiamoci alla scadenza “Congresso”. Al di là delle parole di facciata, appare ormai chiaro che in caso di primarie, il sindaco di Firenze vincerebbe a mani basse.
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IL MONITO DI MASSIMO D’ALEMA - Tanto che ha già annunciato che secondo lui sarebbe il caso di prodursi in un ritorno alle urne per «asfaltare» il Pdl. Merito degli attacchi quotidiani agli azzurri, alle fronde interne al Partito ed alla capacità di cavalcare l’insoddisfazione di quegli elettori (e sono tanti) che ancora non riescono a capire la “santa alleanza”. L’unica voce apertamente critica è quella di Massimo D’Alema, il “grande vecchio” del Partito. Renzi voleva rottamarlo ed ora deve ascoltare gli strali di “baffino” che dall’alto della sua esperienza -e della sua autorità- invita Renzi a fare una scelta: o segretario o candidato alla Presidenza del Consiglio. Delle due l’una. Tutto non si può fare.
I GUAI DI ENRICO LETTA - Se è vero che Renzi non poteva attendersi un appoggio completo, è altrettanto vero che questo “stop” può avere un’eco profonda in un Congresso che al momento appare senza nemici. Una situazione che penalizza e non poco il Presidente del Consiglio, Enrico Letta. In Belgio il re è considerato l’unico vero cittadino belga del Paese. Così il Premier è considerato l’unico a sentirsi membro di un esecutivo. Il nipote di Gianni Letta sta cercando con tutte le sue forze di garantire stabilità al Paese. La situazione è resa difficile dalle minacce dei “falchi” del Pdl, falchi che, per la verità, nelle ultime ore sembra siano stati ricondotti a più miti consigli. Eppure Letta sente mancare sia l’appoggio di un Partito il cui principale esponente parla di elezioni immediate sia il sostegno degli alleati impegnati più a “salvare” l’agibilità politica di Berlusconi.
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OBIETTIVO CONGRESSO - Rimaniamo nell’alveo Pd. Ormai sembra che si sia arrivati ad un accordo per Congresso e Primarie. Come spiega l’agenzia Asca le anime del Partito, quelle che fanno capo a Matteo Renzi e Gianni Cuperlo, sembrano aver deciso per un armistizio che normalizzi la situazione dopo le polemiche delle ultime settimane legate anche alla questione “modifiche” nello Statuto, in quanto ogni modifica sostanziale potrebbee essere sottoposta ad un referendum interno anche per iniziativa di un unico iscritto. Nonostante i “volemosebbene” le polemiche sono ancora vivissime. Ad esempio per quanto riguarda il voto delle Primarie.
IL CAOS DATE - I renziani insistono perché si rispetti quanto indicato nell’ultima riunione di Direzione del Pd: 24 novembre ma a quanto pare la data potrebbe essere quella dell’8 dicembre. Al Congresso potranno partecipare tutti gli iscritti senza una data limite: quasi sicuramente ci si potra’ iscrivere pure il giorno stesso in cui si terra’ l’assemblea congressuale di Circolo. L’accordo sulla metodologia congressuale dovrebbe poi prevedere l’ufficializzazione delle candidature a segretario nazionale in contemporanea con l’avvio dei Congressi di Circolo, primo step per poi passare alle primarie aperte sul segretario nazionale e ai congressi regionali. Per quanto riguarda le primarie “aperte”, come richiesto dai renziani, si dovrebbe arrivare alla possibilità di concedere anche ai non iscritti al Pd di votare il segretario di partito.
DECADENZA E FRANCHI TIRATORI - E dire che il Nazareno dovrebbe pensare con più attenzione a quello che potrebbe accadere nel presente. Dato per assodato (ed ineluttabile) il futuro, è necessario dare una fisionomia al governo, specie in questa fase in cui è in gioco la decadenza di Silvio Berlusconi, lo scomodo alleato che ha portato al crollo delle iscrizioni nel Pd. Il segretario pro-tempore Guglielmo Epifani dice di non aver paura. Eppure si parla, tra le ipotesi, di spingere tutti a votare con l’indice o di usare come spessore una pallina di carta così da vedere cosa si sta votando. Una mossa che potrebbe portare a proteste da parte del Pdl ma che garantirebbe il Pd. In fondo i destini del Pd passano proprio da questa scadenza. Se il partito votasse unito, il governo potrebbe anche sopravvivere. Se invece ci fossero i franchi tiratori, arriverebbe il momento di Matteo Renzi. Ma il Pd sarebbe in grado di resistere allo shock? (Photocredit Lapresse)
References
- ^ Il sindaco di Firenze sta approfittando (www.giornalettismo.com)
- ^ I Giovani Democratici e il sogno dell’anti-Renzi (www.giornalettismo.com)
- ^ Il Grillo austriaco regala 100mila euro (www.giornalettismo.com)