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Rilanciamo Genova, facciamo rinascere l'Ansaldo

Caro Direttore,

per una settimana la Festa nazionale del PD ha fatto di Genova il centro della discussione politica nazionale. Al Porto Antico non si è però parlato soltanto di PD e di Governo ma è stata l’occasione per riaprire finalmente la discussione sulla politica industriale del Paese e in particolare su Finmeccanica e le sue scelte.

La più grande realtà industriale italiana a partecipazione pubblica, erede di importanti tradizioni in campo civile e militare è infatti impegnata da tempo a rivedere assetti e posizionamento sul mercato per reggere una competizione sempre più aggressiva e globale.

È una sfida impegnativa, perché i nodi da sciogliere non riguardano solo un grande gruppo industriale, ma coinvolgono il futuro della nostra regione e di tutto il sistema industriale italiano. Per affrontarla con successo occorrerebbero coraggio e una visione d’insieme coerente e lungimirante.

Purtroppo, gli ultimi anni di Finmeccanica sono invece stati segnati da una dirigenza che non ha saputo conseguire risultati significativi e che ora, con ostinata e inspiegabile convinzione, vuole imboccare la strada che passa per il potenziamento del ramo militare (il cui settore di mercato globale è in flessione) al prezzo della dismissione del ramo civile (il cui mercato è invece in espansione).

Si elude così la sfida dei mercati, rifugiandosi in una soluzione debole e rinunciataria: fare cassa vendendo a società straniere aziende sane e produttive del gruppo come Ansaldo Energia e Ansaldo STS, privando l’intero Paese di settori strategici e pregiati come l'energia e il segnalamento.

Sono scelte miopi perché assecondano solo la soddisfazione fugace degli speculatori finanziari senza risolvere i problemi di fondo, ma siamo ormai costretti a prendere atto che la dirigenza di Finmeccanica si è portata troppo avanti nella decisione di vendere, come dimostra l’ultima presentazione agli analisti finanziari.

Il Governo può però ancora evitare che l’Italia perda queste sue eccellenze. Non è solo una questione economica. È un tema che coinvolge la visione del futuro industriale ed occupazionale dell’intero Paese.

In quest’ottica quanto avvenuto alla Festa del PD può segnare un momento di svolta. Il Governo ha infatti aperto uno spiraglio all’intervento del Fondo Strategico di Cassa Depositi e Prestiti, interessamento confermato poi dallo stesso Presidente di CDP ai margini del Forum Ambrosetti.

Non dobbiamo però nasconderci le difficoltà della sfida: ottenere l’investimento necessario a realizzare l’operazione non è semplice. Il Paese è impegnato a ridurre l’enorme debito pubblico anche attraverso un programma di privatizzazione dei settori non strategici ("Destinazione Italia"). Un intervento che richieda significativi investimenti deve quindi avere giustificazioni forti come base e prospettive credibili come orizzonte.

Sono convinto che potranno sussistere entrambi i requisiti (forti giustificazioni e prospettive credibili) se saranno realizzate alcune condizioni:

1. la certezza di un vero progetto industriale nazionale: non basta un passaggio di quote della sola Ansaldo Energia fra Finmeccanica e CDP; serve l’ambizione di creare un nuovo gruppo industriale, strategico per il Paese, che, partendo dalle eccellenze di Ansaldo Energia e Ansaldo STS coinvolga altre realtà che operano nel campo delle smart tecnologies, delle energie rinnovabili, dei trasporti, dell’alta

tecnologia e del navale, per competere nello stesso settore di mercato di grandi industrie come la francese Alstom;

2. non possono essere "scaricate" sulla nuova realtà situazioni di sofferenza, pena il fallimento dell’intero progetto; ogni ragionamento sul settore ferroviario (certamente strategico per il Paese) deve quindi essere preceduto dal risanamento, fino ad oggi inutilmente rinviato, di Breda da parte di Finmeccanica;

3. devono essere parte costituente e fondante di questo progetto partnership tecnologiche con i centri di ricerca nazionali (IIT, CNR, ENEA) e con imprese italiane (Fincantieri, Sogin, la stessa Finmeccanica) e straniere (General Electric, Doosan, Mitsubishi), per creare un soggetto radicato in Italia ma proiettato nel mondo, capace di attirare talenti globali e competitivo perché fortemente dinamico.

Infine, affinché il Governo decida di fare un investimento così impegnativo - per di più in un quadro economico tanto difficile – è certamente necessario che sia chiaro il valore strategico nazionale di questo progetto ma è altrettanto importante che giunga forte e compatta a Roma la volontà di Genova - delle sue istituzioni, dei suoi

lavoratori e dei suoi imprenditori – di scommettere su questa sfida, che è enorme, ma proprio per questo può essere decisiva per aprire una nuova stagione di rilancio della nostra regione.

Non sto pensando alla creazione di una Finmeccanica2 (i recenti risultati non ne fanno, purtroppo, un buon esempio), ma ad una nuova Ansaldo, una Holding Ansaldo del XXI secolo, capace di rinascere con lo stesso spirito che vi infusero oltre 150 anni fa Cavour, Ansaldo, Bombrini, Rubattino e grandi genovesi che la fondarono e ne fecero l’icona industriale italiana.

È grazie a quella intuizione e all’impegno di generazioni di lavoratori che Ansaldo è diventata quel brand ancora oggi sinonimo nel mondo di "saper fare", che rende giustamente orgogliosi tutti coloro che hanno avuto in famiglia un “ansaldino”.

Potremmo dare un nuovo futuro a quella grande storia di tecnologia, eccellenza e qualità italiana, ma questa volta è necessario mettere da parte le divisioni e i mugugni e remare tutti insieme verso un obiettivo irrinunciabile di sviluppo per la nostra città e la nostra regione.

Lorenzo Basso

deputato della Commissione Attività Produttive della Camera

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