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Renzi: «Sono disposto a guidare il Pd, è ora che Epifani fissi il congresso»

Renzi: «Sono disposto a guidare il Pd, è ora che Epifani fissi il congresso»

GENOVA - «Sono disposto a candidarmi e a guidare il Pd». Una folla di simpatizzanti ha accolto il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, giunto alle 18 al Porto Antico di Genova per partecipare alla festa del Pd. Migliaia di persone assistono all'intervista sotto il tendone di Piazzale delle Feste e davanti al Quartere Millo, sotto il Bigo. Renzi era accompagnato dal presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, dal segretario regionale ligure del partito, Lorenzo Basso, da numerosi sostenitori, tra cui il sindaco di Savona, Federico Berruti.

«Io sono disponibile a guidare il Pd ma poi decidono gli elettori. Il punto non è quello che faccio da grande ma quello che facciamo insieme per un partito che non sbagli il calcio di rigore a porta vuota ma torni a vincere. È ora che Epifani fissi il congresso e si decidano le regole».

«Se avessimo pensato un po' meno a smacchiare il giaguaro e di più al lavoro dei giovani, oggi al governo ci saremmo noi, senza Alfano, senza Brunetta e Schifani a fare i vertici».

«Dopo il confronto tv, abbiamo dato l'immagine di un partito chiuso. Se il Pd non avesse respinto le persone, forse non avrebbe perso le elezioni. Le elezioni si vincono sul coraggio, non sulla paura. Se hai le idee chiare, non hai paura».

«Una parte degli elettori si era rotto le scatole per la nostra inconcludenza e incoerenza su temi come il finanziamento pubblico o la legge elettorale».

«L'atteggiamento dei 101 è immorale e inqualificabile, ti alzi e lo dici, come io ho fatto con Marini, non fai quello che accoltella alle spalle». Così Matteo Renzi ripercorrendo la mancata elezione di Romano Prodi al Quirinale, ammettendo che l'obiettivo dei franchi tiratori era «non solo sbarrare la strada a Prodi ma anche immaginare un percorso diverso».

«Il primo che mi dice di essere renziano gli consiglierei un trattamento sanitario obbligatorio, no alla politica che si riduce ad un cognome con un suffisso».

«Al congresso non voglio i voti dei renziani ma il voto di uomini liberi che hanno a cuore l'Italia», continua Renzi dal palco tornando ad attaccare le correnti dentro il partito.

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