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Epifani: "Basta col governo sotto stress"

Arriva insieme ai leader del Psoe, Alfredo Rubacalba e del partito socialista francese, Harlem Desir, ospiti d`onore della Festa nazionale democratica qui a Genova, nel Porto Antico, e la prima domanda a cui deve rispondere davanti ai microfoni e alle telecamere è ancora una volta su Silvio Berlusconi. «È ora di finirla di creare fibrillazione. Il governo deve essere messo in condizione di operare bene per il Paese»,
dice il segretario Pd Guglielmo Epifani, mentre Enrico Letta sta incontrando il cardinal Bagnasco e fra poco arriverà qui, e Silvio Berlusconi, invece, a Palazzo Grazioli sta ricevendo Angelino Alfano, Renato Schifani e Renato Brunetta per l`ennesimo summit.

«Tenere il governo tutti i giorni sulla corda è un atto di irresponsabilità», continua il segretario Pd, continuamente aggiornato con discrezione su quanto accade a Roma, nel quartier generale del Cavaliere. «Non temo nulla, penso solo che il governo debba essere messo nella condizione di operare bene, non possiamo un giorno no e uno sì avere questa situazione», ripete, ma è evidente che qui nessuno si fida della durata del volo di colomba dell`ex premier. I segnali contrastanti che arrivano in vista della riunione della giunta che al Senato dovrà decidere sulla decadenza sono contrastanti. Troppo vulnerabile il leader Pdl, ma per Epifani la linea del Pd è dettata. La legge è uguale per tutti e sulla base di questo principio basilare ci si comporterà, malgrado le diverse opinioni «personali» di autorevoli esponenti del suo partito che potrebbero prestare il fianco a strumentalizzazioni.

Arriva in un momento singolare questa festa Pd: alla vigilia di un congresso,«che si farà nei tempi previsti e faremo le cose per bene», nel pieno di una crisi politica di governo che è sempre lì, in agguato, solo tregue, ma chissà che succederà domani o dopo. Con un premier del Pd, Enrico Letta, alla prova più dura, tenere insieme un esecutivo di larghe intese che la base democratica ha digerito male, che deve affrontare emergenze gravissime, e proprio mentre un altro aspirante premier scalda i motori, Matteo Renzi.

Letta qui e Renzi a Forlì, nella stessa ora, per replicare qualche ora dopo a Reggio e i lettiani non nascondono un certo fastidio «perché è singolare che mentre parla il premier in un altro palco parli lui, Matteo». Enrico e Matteo, gli amici-nemici, gli unici due che se dovessero esserci le elezioni, almeno per ora, potrebbero contendersi la leadership.
E anche questa domanda arriva puntuale all`indirizzo del segretario. «Voi leggete troppi giornali e vi appassionate alle sfide. Si apre una Festa, c`è un altro intervento in un`altra Festa, e noi abbiamo la fortuna di avere tante personalità in grado di dare forza al nostro partito e siamo contenti di questo», cerca di smorzare Epifani, ma è chiaro che è questo di cui si parla.

Renzi da Forlì lo incalza: il congresso si deve fare entro il 7 novembre come dice lo Statuto. «Avevo capito che non ti candidavi tu, non che non ci facevi fare il congresso», dice il giovane sindaco. «Quello che dovevamo dire lo abbiamo detto, c`è un`Assemblea nazionale fissata per il 20 settembre», replica a stretto giro di posta uno dei collaboratori del segretario.
È una festa democratica che si annuncia frizzante, non solo per il ricco programma, per i tanti ministri Pd-Pdl che verranno al Porto Antico. Lo sarà perché su tutto e dietro a tutto c`è il partito che sarà, la sfida per la scalata al Nazareno e il ruolo che i democratici dovranno avere nell`azione di governo.

Dopo il dibattito Letta e Epifani si allontanano insieme, vanno a incontrare i lavoratori dell`Ansaldo e parlano a lungo delle misure che il governo dovrà assumere con i prossimi consigli dei ministri, «dovrà fare cose di sinistra», sottolinea il segretario. «Deve avere chiaro che abbiamo bisogno di scelte di politica industriale per fronteggiare la crisi - dice -. Non ce la facciamo solo affrontando altre questioni e non il cuore di questi problemi». E se è vero che questo è un governo di compromesso, per il segretario Pd, è finito il tempo degli ultimatum dell`altro azionista della maggioranza. Ed è questa la partita che si giocherà nelle prossime settimane, sempre che non tornino a volare i falchi su Palazzo Chigi.

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