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Infanticidi nel peripartum, presidente Ai.Bi: investire su comunicazione efficace

AiBiLa morte o l’uccisione di un neonato è una tragedia che toglie il sonno. In casi come questi ci si domanda che cosa si sarebbe potuto fare. In realtà in Italia esistono possibilità diverse per chi non fosse in grado di occuparsi del proprio figlio: dal parto in anonimato, previsto dal DPR numero 36 del 2000, che consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’ospedale dove è nato affinché sia assicurata l’assistenza e anche la sua tutela giuridica, alle Culle per la vita. Recentemente una di queste ha salvato la vita di un bimbo di Bari, il piccolo ‘Luigi’, la cui storia ha commosso l’Italia.

Ce ne sono circa sessanta su tutto il territorio nazionale, in Campania, dove è avvenuta questa tragedia, sono due. Che cosa bisogna fare allora? Innanzitutto bisogna investire il prima possibile sulle culle per la vita e su una comunicazione efficace e multilingue dell’esistenza della legge sul parto in anonimato. Bisogna promuovere queste realtà, farle conoscere. In televisione passano pubblicità istituzionali di ogni tipo, ma nessuna inerente la salvaguardia della vita dei neonati. Eppure in Italia ogni anno sono circa 400 quelli che vengono salvati grazie a queste due opportunità. Bambini che, probabilmente, avrebbero fatto una brutta fine. Marco Griffini



 

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