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Ebola: MSF, risposta lenta e insufficiente delle Nazioni Unite

Sono trascorsi nove mesi dall’inizio della più grande epidemia di ebola nella storia, e le cose procedono di male in peggio. L’epidemia ha cominciato a diffondersi lentamente in Africa Occidentale fin da dicembre 2013, data a cui risale il primo caso documentato e riconosciuto – a posteriori, a marzo 2014 – dalle autorità sanitarie. Ha preso slancio a giugno e a luglio. In questo momento, mentre l’epidemia continua a espandersi sempre più rapidamente, si usano espressioni come “diffusione esponenziale”. Solo nella settimana scorsa sono stati riportati altri 700 nuovi casi, e il numero dei contagi al momento tende a raddoppiare ogni tre settimane.

Il numero dei casi di contagio (giunto a circa 5.300 giovedì scorso) e il numero dei morti (2.630) ha già strasuperato il totale dei contagi e delle morti riportati in qualsiasi precedente epidemia di ebola – e questi sono soltanto i casi che conosciamo. Ecco a che punto siamo con ebola, al momento.

La situazione sul campo
A detta di tutti, comprensibilmente, è messo male ogni posto colpito dall’epidemia di ebola: persino gli esperti di emergenze internazionali riferiscono di essere sconvolti da quanto male si siano messe le cose. Jackson Naimah, un operatore di Medici Senza Frontiere a Monrovia, in Liberia, ha descritto la situazione nel suo paese dicendo che i pazienti stanno letteralmente morendo davanti al suo centro di cura, a causa della mancanza di posti letto e di assistenza; i malati vengono lasciati a una morte “orribile e indegna” e possono contagiare altre persone, come infatti accade:
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